
Flavia Marzano, presidente degli Stati Generali dell’Innovazione, è docente universitaria e consulente in materia di nuove tecnologie in Pubblica Amministrazione. Una “curiosa cui piacciono le relazioni umane (anche online), che condivide ciò che sa e cerca di saperne di più, a cui non piacciono integralismi e gelosie”. Così si definisce in una delle molteplici occasioni in cui è stata invitata a parlare di software libero, Open Government, PA 2.0, Agenda digitale. E così è sembrata anche a noi.
“Metti in agenda il futuro del Paese” è un ebook scritto a 100 mani e finalizzato a raccogliere suggerimenti utili alla definizione di una giusta strategia di innovazione italiana. In questo ricco ricettario, quali sono gli ingredienti che sono mancati in passato e che oggi non possiamo più permetterci di far mancare?
Il primo ingrediente è la mancanza di strategia! Da troppi anni, da troppi governi, non sono state definite strategie (a lungo termine quindi e non a sei mesi-un anno) per l’innovazione del Paese. Da troppi anni si continua a guardare il dito che indica la luna.
Di open data si sta parlando molto negli ultimi tempi. E si sta forse correndo il rischio in PA di “correre” a pubblicare ciò che si ha già a disposizione in formato elettronico (spesso quattro dati statistici, soprattutto negli Enti locali di piccola dimensione) piuttosto che capire quali sono i dati che interessano davvero i cittadini. Cosa pensi a riguardo? E qual’è, se c’è già, un esempio di “Open Amministrazione” virtuosa?
Una delle strategie potrebbe essere proprio l’Openness declinata non solo in Open data, per altro importantissimo passo da fare al più presto, ma nel pianificare, prima, quanti e quali dati aprire, coinvolgendo in questa scelta anche gli “utenti” dei dati medesimi: cittadini, imprese, pubbliche amministrazioni.
Gli strumenti per la partecipazione ci sono, la capacità di utilizzarli anche… iniziamo con l’informazione sui territori, sulla consultazione degli stakeholder!
Amministrazioni Open si cominciano a vedere, ma a mio parere sono ancora “Open” a macchia di leopardo, la strada dell’Openness è ancora lunga e non può prescindere dalle competenze che ancora mancano alla politica e alle amministrazioni.
Cloud computing e Pubblica Amministrazione. Quali possono essere i vantaggi e i rischi di questo matrimonio?
Il cloud computing può sicuramente essere un vantaggio per il futuro delle amministrazioni che potrebbero ottimizzare le risorse e accelerare i tempi di risposta ai servizi. Si richiedono tuttavia oltre che la connettività (banda larga possibilmente) per tutte le Pubbliche Amministrazioni anche alcune garanzie per evitare problemi che nel passato abbiamo già segnalato: si deve evitare il lock-in (ovvero garantire alla PA di poter cambiare fornitore senza incorrere in spese o ricatti), disponibilità dei dati sempre e sotto ogni ipotesi, dati memorizzati nel Paese o almeno in Europa, garanzie di sicurezza e privacy…
A mio avviso il modo migliore è quello di prevedere “community” cloud o “private” cloud in cui sono le PA che gestiscono i dati (ad esempio la Regione che predispone soluzioni di Cloud Computing per le PA del proprio territorio).
In PA il social network è sinonimo di perdita di tempo. Ma presentano invece potenzialità nascoste?
Il sinonimo di perdita di tempo sta, per fortuna, perdendo di peso… si comincia a capire che i social network altro non sono che strumenti di comunicazione e che come tali possono essere di grande supporto sia nei confronti dei cittadini che per la politica che può utilizzarli al meglio anche per la comunicazione istituzionale.
I social network possono inoltre essere antenne sui territori e fornire quindi informazioni preziose per rilevare le necessità dei cittadini.
Hai ricevuto di recente il premio PWI a WebFest 2012. Ma quanto è più difficile per una donna (almeno in questo Paese) farsi ascoltare quando si parla di nuove tecnologie e non di cucina?
Certo non è facile. La cosa che mi fa arrabbiare di più è che se una donna si candida a un certo ruolo arrivano immediatamente commenti del tipo “donna va bene, purché brava”… e perché per lo stesso ruolo non si chiede un uomo bravo? Il fatto che sia uomo è spesso considerata una garanzia di qualità?
Uomo vuol dire dunque qualità? Vi lasciamo con questa riflessione, senza commentare oltre il fatto che per le nomine di Agcom, tra cui figura il nome di Flavia Marzano, si è dovuta dar vita alla campagna “Quote rosa in Agcom”, sostenuta dall’hashtag su Twitter #donnagcom.
Del resto, Oscar Wilde diceva “Date alle donne occasioni adeguate ed esse possono fare tutto”.
In bocca al lupo a Flavia Marzano per #donnagcom