
Media e Social Network offrono realmente uno spazio per esprimere la propria diversità e una possibilità per gli altri di accettarla? Il ruolo dei media e dei social come perpetratori del divario ma anche deboli voci di rivincita. Un breve riepilogo di quello che abbiamo raccontato al Festival del Giornalismo a Perugia.
Questi sono stati i quesiti che ci siamo poste durante il workshop “Media, identità e diversità: l’impegno per colmare il divario di genere”, in programma nell’ambito dell’ultima giornata del Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia.
Sicuramente negli ultimi anni il tema della diversity è sempre più discusso e portato alla luce, sia sui media sia nel mondo del lavoro. E questo è sicuramente un fatto positivo. Ma? Ma è un tema che sta diventando sempre più polarizzato. Media e Social Network sicuramente hanno un forte impatto, nel bene e nel male.
Il genere ha importanza sui Social Media?
Donne, condivisione e presa di posizione.
Se da una parte le donne hanno pochi scrupoli a condivisione contenuti, dall’altra c’è una reticenza a prendere una posizione pubblica su un problema, questo è ben visibile dalla maggior presenza delle donne su Facebook dove condividono soprattutto foto e video, piuttosto che su uno spazio più verbale come Twitter.
Questa reticenza delle donne nei Social Media è in gran parte a causa delle risposte pesanti sfavorevoli che ottengono esclusivamente sulla base del loro genere. Per quanto possa sembrare un caso isolato, la situazione sui social media è, purtroppo, tutt’altra. Le utenti femminili hanno paura di cyber-stalking o flaming.
Un nuovo studio pubblicato sul British Journal of Social Psychology riferisce che discutere il sessismo sui social media potrebbe migliorare il benessere delle donne a causa della possibilità di un senso di catarsi e di “azione collettiva” che offre supporto. Se da un lato postare o twittare è diverso dal tenere una marcia di protesta, la sua forza sta nella possibilità di raggiungere milioni di persone separate da confini geografici e estendere così il proprio supporto.
Con @girlgeeklife a parlare di media, identità e diversità. Come colmare il divario di genere. @journalismfest #ijf17 pic.twitter.com/qNwocyr8g7
— Annalisa Masi (@annalisamasi) April 9, 2017
Genere e Politica
“When women run, they represent their entire gender”. Mary Ann Marsh, Consulente politica.
Secondo il rapporto “Social media: advancing women in politics?” elaborato dalla Fondazione Women in Parliaments Global Forum (WIP) in collaborazione con l’Università di Harvard e che ha coinvolto 900 parlamentari di 107 Paesi (di questi 25 in Europa),”Social media are a political equalizer”. Ovvero i social media offrono ‘opportunità alle donne di avere un rapporto migliore con i cittadini e di poter svolgere quindi la loro attività in modo anche più semplice.
I social media, oltre che offrire ottime opportunità di ascolto e engagement, danno la possibilità di farsi conoscere meglio. Cosa che se da un lato offre un vantaggio, dall’altro, per le donne, rappresenta un limite visto il timore di essere attaccate in quanto donne. L’esposizione, infatti, porta spesso all’attacco anche violento fino ad arrivare alla vera e propria molestia. Cosa non nuova se pensiamo che le donne sono più vittima di molestie on line rispetto agli uomini per un 57% contro un 43% circa.
Sala piena al talk "Media, identità e diversità: l'impegno per colmare il divario di genere" #ijf2017 @girlgeeklife @suxsonica pic.twitter.com/R37sEnXmgM
— Andrea Castellani (@and_castellani) April 9, 2017
Genere e attivismo
HeforShe, un caso positivo
La campagna HeforShe dalle Nazioni Unite, per esempio, è un tentativo di utilizzare i social media per colmare il divario parità tra uomini e donne. Una campagna di solidarietà in favore dell’eguaglianza di genere; concepita da UN Women, si prefigge di coinvolgere uomini e ragazzi nella lotta contro le discriminazioni che donne e ragazze affrontano in tutto il mondo.
Per lanciare la campagna internazionale è stato creato un evento kick-start ufficiale il 20 settembre 2014 presso il Quartier Generale delle Nazioni Unite a New York – è in quell’occasione che Emma Watson (Goodwill Ambassador) ha tenuto il suo primo discorso diventato virale sui social media.
Questa espressione di realtà associata ad una potente call to action collettiva – inattesa quanto desiderata – ha mobilizzato i primi 100.000 uomini per la campagna: tra questi Barack Obama, e altri uomini politici.
#CzarnyProtest
Le donne polacche in difesa del diritto all’aborto: il Parlamento ha bocciato il controverso disegno di legge contro cui avevano protestato migliaia di donne in tutta Europa. #CzarnyProtest, “proteste in nero”.
In Polonia le donne che hanno aderito allo sciopero non sono andate al lavoro, non sono andate all’università, hanno lasciato i bambini alla cura di qualcun altro e non si sono occupate delle faccende di cui di solito si occupano. Sono scese a migliaia per le strade di Varsavia, e le foto e i video condivisi online hanno fatto il giro del mondo, tanto che la notizia è stata ripresa dal The Guardian.
Genere e STEM
Secondo il Girls Attitude Survey, uno degli ostacoli alle carriere nel settore STEM da parte delle donne sono gli stereotipi. Quelli che ritroviamo ovunque e che inquinano profondamente il modo di pensare e quindi di scegliere anche delle bambine. Secondo questo studio, realizzato in UK, a 6 anni i bambini classificano già i lavori “da bambino e bambina”, a 8 anni limitano le aspirazioni in base al genere,a 13 si ispirano alle professioni in base a stereotipi di genere. Tanto che se è vero che nella fascia 6-8 si trovano tra “i lavori che vorrei fare da grande” quelli legati al settore STEM come astronauta, architetto o ingegnere, salendo con l’età le professioni del cuore cambiano insieme alla percezione che da donne non avremo le stesse possibilità di carriera degli uomini.
Tanto che il 77% delle donne pensa di non poter avere ruoli nel settore scienza, il 60% delle ragazze crede che la matematica sia troppo difficile e il 51% degli insegnanti e il 42% dei genitori pensa che STEM sia adatto solo a maschi. I social hanno aiutato ad abbattere gli stereotipi? Sicuramente no visto che la situazione ad oggi non è certo migliorata di molto rispetto al passato, ma molte sono le campagne realizzate (#yeswestem, #womanscienceday,
Genere e mondo dei videogiochi
La rappresentazione di genere all’interno dei videogiochi, è spesso costruita attorno a un’unica storia. La storia di un eroe, un uomo bianco con i capelli castani (che è anche eterosessuale, cisgender, appartenente alla classe media, senza disabilità fisiche o psichiche). La storia di un personaggio femminile (spesso non giocabile) esageratamente sessualizzato. Così come ci aveva raccontato Marina Rossi in questo post.
Conclusione
Il Social Networking rappresenta un potenziale per rilanciare la promozione della parità di genere. Ma tale spinta è possibile solo con la consapevolezza dei rischi e dei benefici del mezzo. Il social networking non può essere demonizzato, senza una considerazione sui benefici possibili per le donne.
Qui una recensione dell’intervento:
https://leisi.it/festival-internazionale-del-giornalismo-identita-geek-life/
Media, identità e diversità: l’impegno per colmare il divario di genere
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Il video del nostro intervento