
Meglio parlarne in gruppo! Questa è una delle comodità dei social network e dei servizi di messaggistica istantanea, no?
Lo stare lontani ma fare comunità, il non vedersi di persona, il non poter stare allo stesso momento tutti insieme ma il poter confrontarsi e parlare h24 (e attenzione al 24 che è, ahinoi, reale). Lo scambiarsi notizie, opinioni, informazioni tra persone con un interesse in comune. Quante opportunità in un gruppo Whatsapp, Telegram, Facebook!
E allora perché questa delizia può diventare croce? Quando e perché lo diventa? E soprattutto quali gli effetti collaterali?
- Quando il gruppo diventa la sala dei saluti. Quando ogni persona che entra, ad ogni ora del giorno e della notte, saluta (con tutti gli altri che rispondono con lo stesso saluto). Effetti collaterali: n alla n notifiche di inutili Ciao, con n tanto più grande quanto maggiore sono i componenti del gruppo e i minuti di assenza dal gruppo.
- Quando il gruppo diventa la collezione degli OK. Perché non si prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di utilizzare il silenzio assenso per una notizia comunicata, e da persone educate si dà conferma di lettura. Effetti collaterali: le solite n notifiche di cui sopra. Stavolta con una collezione di n OK al posto di n Ciao, davvero interessanti da leggere la sera al rientro dal lavoro.
- Quando il gruppo diventa la sagra della risata isterica. Una mostra permanente di barzellette, bufale, immagini ironiche, ma anche ricette copiate e incollate da altri social per divertire o distrarre tutti i nostri compagni di gruppo. Cose tanto più OT quanto più siamo spiritosi, con stupidaggini da postare a sorpresa, meglio se nel bel mezzo di una mezza conversazione che avrebbe potuto avere un senso. Effetti collaterali: crisi nervose da eccessi di riso isterico.
- Quando il gruppo si trasforma in una chat a due. Perché quando si deve parlare con una persona delle 120 presenti, non si apre una chat privata per educazione e per desiderio di condividere con il mondo qualcosa che neanche lontanamente immaginiamo possa non interessare tutti gli altri. Effetto collaterale: imbarazzo da “forse siamo di troppo in questa conversazione”.
- Quando il gruppo diventa un laboratorio simil Ikea di assemblaggio frasi. Cosa frequente quando qualcuno nella chat ha l’invio facile, ovvero quando, nel timore di perdere parole scritte, consegna subito al server di messaggistica la parola scritta. Con tutti i componenti del gruppo costretti a montare la frase (anche senza le istruzioni) godendo nel contempo della crescita esponenziale del numero di notifiche. Effetto collaterale: ansia da assemblaggio e da “mi avanzerà qualche pezzo?”.
- Quando il gruppo diventa il lettino dello psicologo. Quando una persona in particolare riversa nel gruppo tutte le sue insoddisfazioni, i suoi problemi, le cose che non vanno. Quando il gruppo diventa un posto per vuotare il sacco, magari arrabbiandosi nel caso in cui gli altri non siano in grado di supportare, consolare, confortare e soprattutto risolvere. Effetti collaterali: senso di inadeguatezza rispetto al poter guarire le ferite del mondo intero.
- Quando il gruppo diventa la soffitta delle cose inutili. Cosa che accade spesso se il gruppo si crea senza un obiettivo ben preciso, senza un motivo che lo tenga in vita e soprattutto senza il buon senso che le conversazioni con più persone, molto più di quelle tra due, richiedono. Effetti collaterali: “Mi si nota di più se esco o se non esco?”.
I gruppi sono una risorsa, ma possono nuocere gravemente alla salute se chi li frequenta non conosce le avvertenze e le modalità d’uso. E la vita è indubbiamente troppo breve per leggere le notifiche inutili.
Gruppi: leggere attentamente le avvertenze e le modalità d’uso https://t.co/kdvPY7OjGK https://t.co/reCtwjE26x
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Usate i gruppi con l’approccio da sparatutto? Leggete con attenzione le indicazioni di @suxsonica. Lo dico per noi. https://t.co/e9eGGVZWGf
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pensare e poi scrivere può aiutare ad evitare di trasformare strumenti per comunicare utili in incubi
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