
Non solo contapassi o orologi hi-tech. La tecnologia wearable può venirci in aiuto situazioni di pericolo. È il caso di SheCall, un dispositivo per la sicurezza personale delle donne. L’abbiamo testato e vi spieghiamo come funziona.
Come ogni geek che si rispetti sono sempre entusiasta di provare nuovi gadget e dispositivi elettronici. Così quando mesi fa un’amica mi ha chiesto se volessi partecipare ad un test per un nuovo dispositivo elettronico non ho potuto che rispondere “sì, lo voglio”. 😉 Quello che mi ha colpita fin da subito, al di là dell’aspetto puramente tecnologico e geek, è stata la filosofia del progetto e l’utilità che da subito gli ho riconosciuto.
L’idea è venuta a Daniele Treccani, CEO di DARES TECHNOLOGIES, a seguito di un tentativo di aggressione avvenuto anni fa a lui e a sua cugina. L’evento lo turbò e lo portò ad interrogarsi su quali potessero essere gli strumenti più idonei a tutelarsi in situazioni di questo tipo.
Iniziai a navigare in cerca di prodotti che avrebbero potuto essere di aiuto nel caso in cui una situazione simile si fosse ripresentata. Trovai allarmi acustici, con o senza GPS per la rilevazione della posizione, portachiavi in grado di inviare SMS a un numero preimpostato, spray al peperoncino e varie altre soluzioni simili che inglobavano in un unico prodotto una o più delle caratteristiche dei precedenti.
Ne riconobbi l’efficacia ma solamente fino al momento in cui immaginai di averli avuti a disposizione durante il tentativo di aggressione.
Da quel momento in poi mi parvero inutili.
Come avremmo potuto in quegli attimi caratterizzati da tensione, paura e agitazione, mentre la nostra attenzione era completamente incentrata sugli aggressori, avere la lucidità e il tempo di trovare nella borsa di lei uno di quegli oggetti, afferrarlo e utilizzarlo?
Da queste riflessioni è nato SheCall. Un dispositivo per la sicurezza personale delle donne che si compone di due elementi principali: un braccialetto elettronico e un’applicazione mobile (attualmente disponibile solo per Android).
Il funzionamento è molto semplice e chiarito molto bene dal claim del progetto “dillo con il cuore”. È infatti il cuore, o meglio la frequenza cardiaca, ad innescare tutto il meccanismo.
Il braccialetto grazie a dei biosensori integrati è in grado di ascoltare il cuore di chi indossa il dispositivo e di isolare le situazioni di “normalità” da quelle di panico. In che modo?
In situazioni di pericolo il nostro corpo ha una reazione fisica, l’accelerazione dei battiti. SheCall è progettato per poter analizzare i nostri battiti in situazioni normali e capire quando un’alterazione degli stessi può indicare una situazione di pericolo.
Quello che lo distingue dagli altri sistemi di sicurezza personale presenti sul mercato è l’approccio al problema. A differenza degli altri sistemi che richiedono un’azione della persona per poterli attivare, SheCall si innesca in automatico in situazioni reputate di panico e chiede un’azione di disattivazione nel caso si tratti di falso allarme. In situazioni di pericolo infatti non si ha la lucidità per poter compiere azioni proattive ed è molto più probabile che ci troviamo nell’impossibilità di svolgere un’azione (es. premere un pulsante, cercare nella borsa) piuttosto che il contrario.
Ma vediamo nel dettaglio come funziona.
SheCall: come funziona
Il braccialetto elettronico, a differenza di molti wearable presenti sul mercato, è realizzato in tessuto, traspirante e ipoallergenico, e al suo interno è custodita una gemma in alluminio. Il dispositivo si collega al nostro cellulare tramite tecnologia bluetooth Low Battery. In una primo step ci verrà richiesta una fase di analisi dei nostri battiti cardiaci. Il sistema rileverà infatti la nostra frequenza cardiaca nelle diverse ore della giornata per poter processare questi dati e definire una situazione di normalità. Successivamente ci verrà chiesto di indicare delle persone da chiamare in situazioni di pericolo.
Superata questa fase il bracciale diventa operativo a tutti gli effetti e basterà semplicemente indossarlo. Nel momento in cui il sistema rileva un’anomalia data dall’accelerazione dei battiti attiva il led di segnalazione e l’allarme sonoro. Da questo momento abbiamo a disposizione 30 secondi per poter sbloccare l’allarme. In caso contrario l’allarme verrà attivato e la persona segnalata in fase di attivazione riceverà un messaggio con la nostra posizione GPS e potrà attivarsi per correre in nostro soccorso.
Pur non avendolo provato a pieno, dal momento che nella fase di test non mi è mai capitato, fortunatamente, di trovarmi in situazioni di reale pericolo ritengo che sia un dispositivo molto interessante, facile da usare e che dà una soluzione utile e concreta ad un problema purtroppo molto sentito, quello della sicurezza personale delle donne.
Che idea vi siete fatte? Voi lo utilizzereste?
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Io si lo userei e mi sentirei più libera in ogni momento. della giornata lo farei usare anche a mia figlia visto che ha già avuto una brutta esperienza tornando avuto casa sola
Complimenti per questa bellissima idea
Una mamma
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