Di un manuale che spieghi l’uso dei social ai ragazzi ce n’era davvero bisogno? Il racconto di una chiacchierata con Teo Benedetti e Davide Morosinotto, autori del manuale Cyberbulli al tappeto all’interno della Bologna Children’s Book Fair, uscito nelle librerie il 17 febbraio.

Cyberbulli al tappeto

Cyberbulli al tappeto

Martedì ho avuto il piacere di moderare un incontro con Franco Giovannini, responsabile area applicazioni e servizi del dipartimento digitale Giunti Editore, in veste di papà nerd, e gli autori del libro Cyberbulli al tappeto – pubblicato da Editoriale Scienza – Teo Benedetti e Davide Morosinotto, autori di libri per ragazzi ed esperti del mondo digitale.

Cyberbulli al tappeto è un manuale che parla direttamente ai ragazzi, scritto da chi usa i Social Network per professione e sa parlare ai giovani. Mostrando i vantaggi e i pericoli della rete ne promuove un uso consapevole.

Ho avuto l’occasione di leggerlo proprio fresco di stampa, e mi è piaciuto molto il suo stile pragmatico, pratico e diretto.

Teo e Davide sono molto abili nel trasformare gli avvertimenti allarmanti sulla pericolosità della rete in un messaggio positivo. Gli attacchi dei cyberbulli si possono affrontare e vincere, anche se con tante difficoltà!

Un libro per i ragazzi molto utile anche genitori o insegnanti.

Con noi un pubblico molto attento, che ha voluto condividere le nostre parole anche con chi ci poteva seguire solo online.

Qui sotto riporto alcuni stralci della chiacchierata.

Come si può spiegare la Rete ai più giovani? E soprattutto, perché ce n’è davvero bisogno?

Spesso gli adulti considerano i “nativi digitali” anche “competenti digitali”, lasciando i ragazzi soli davanti a un mondo che essi stessi a volte non hanno capito fino in fondo.

Nessuno darebbe le chiavi dell’automobile a un minore, per di più senza insegnargli a guidare e senza un corso sulle regole della strada. Allora perché pensiamo che con i telefonini e i tablet sia diverso?

Social: adulti, stiamo dando il buon esempio?

Noi adulti sappiamo usare i social? Non molto a voler essere sinceri. Quanti adulti, per esempio, condividono notizie senza appurarne le fonti?

La buona educazione esiste anche in rete, si chiama Netiquette. Usare i social correttamente non è una questione di tecnologia, bensì di educazione e di rapporto con gli altri.

Privacy. Snapchat, Ask: ritorno all’anonimato?

Il vero anonimato non esiste, questo i ragazzi lo sanno? Non sempre.

Sicurezza. Genitori, controllo e punizioni: lo stiamo facendo bene?

Genitori, teenager e controllo digitale: la maggior parte dei genitori mette in atto forme di controllo di vario genere sulla vita in rete dei figli.

Secondo una recente indagine del Pew Research Center l’84% dei genitori USA ha preso almeno uno di questi procedimenti: controllare la cronologia, controllare i profili social, l’elenco chiamate e i messaggi, tra questi solo 39% parental control, mentre il 16% nessuno.

Il dialogo troppo spesso si traduce in controllo, più che in confronto. Togliere i device ai giovani è la punizione preferita dai genitori.

Franco Giovannini ed io, nelle vesti di mamma geek, eravamo d’accordo sull’affermare che le app di monitoraggio offrono funzioni molto invasive – dal classico firewall al tracking della posizione, ai tempi di utilizzo, alla lettura dei messaggi sullo smartphone del figlio – e l’impressione è che la soluzione che offrono rischi di essere peggiorativa rispetto al problema: implicazioni su relazione di fiducia, deresponsabilizzazione dell’adulto.

Bisogna “andare al di là dello schermo” prima di togliere il device.

Bulli, complici e fiancheggiatori. Quanto i ragazzi sono consapevoli di esserlo loro stessi?

Ridere per un’immagine imbarazzante postata sui social o assistere a uno scambio di messaggi denigratori contro qualcuno, senza fare niente, vuol dire essere complici.

Il libro stimola a una interessante riflessione su se stessi: i cyberbulli non sono sempre gli altri, qualche bullo da tastiera potrebbe celarsi anche tra gli inconsapevoli lettori.

Basta però una semplice regola: in rete, come nella vita reale, uno scherzo è tale se la ‘vittima’ ride con chi lo fa, se non ride più si chiama persecuzione.

Smascherare il Cybergbullo

Il capitolo “Smaschera il Cyberbullo” si è rivelato molto utile agli insegnanti ed è la parte che ha incuriosito di più i ragazzi più scettici, ossia la categorizzazione delle azioni tipiche del cyberbullismo e il loro collegamento a azioni di difesa. Ottima base per la costruzione di attività in classe.

Autodifesa attiva e passiva

Sposta lo schermo e guarda negli occhi, e ricordati di uscire di casa.

Con questo consiglio gli autori chiudono il libro, e noi finiamo la nostra chiacchierata.

Postilla. Rispondo io: da quello in alto a destra ovviamente 🙂

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