La diversità è un valore? E soprattutto cosa pensano i “maschi” della parità di genere? Da queste domande è nato un ebook realizzato da Wister e Stati Generalili dell’Innovazione “Anche i maschi nel loro piccolo“, dove le curatrici Flavia Marzano ed Emma Pietrafesa hanno raccolto i punti di vista al maschile sulla questione parità (o disparità).
Giglioli scrive “le possibilità di crescita e di contaminazione fornite dall’accesso alla Rete sono, potenzialmente, uno strumento straordinario di emancipazione sociale”. Affinché il potenzialmente possa concretizzarsi cosa serve?
Emma: indubbiamente serve una consapevolezza diffusa degli strumenti e della rete. E vorrei sottolineare l’aspetto della diffusione affiancandolo al tema della necessaria ed equa inclusione affinché la rete e le tecnologie diventino sempre più abilitanti ed inclusive e non discriminanti in relazione allo status sociale, economico, geografico o di genere (il cosidetto divario digitale). Il tutto nel rispetto e valorizzazione della diversità che non è una discriminante, come spesso, considerata, ma un valore.
Flavia: prima di tutto serve l’abbattimento del divario digitale socio-economico-culturale e di genere. Non solo quindi connettività (conditio sine qua non ma non sufficiente) ma anche formazione sul territorio, diffusione delle competenze digitali (digital skills come cita la Commissione Europea), aumento della consapevolezza da parte dei policy maker che la rete è solo uno strumento, ma di grande potenza e che chi resta escluso rischia di essere tagliato fuori dal “futuro”.
Nello Iacono suggerisce di “porre l’attenzione all’eguaglianza di genere nell’ICT anche nella formazione dei gruppi di lavoro, nella composizione dei panel dei convegni è segnale positivo che “ci si tiene”. Suggerisce insomma di “tenerci”. Ma quali le azioni concrete per dimostrare un’apertura alle donne in ICT?
Emma: trovo riduttivo e a svantaggio di tutti non valorizzare la diversità come elemento positivo nei processi e nei momenti di formazione o eventi di comunicazione dove si verifica un trasferimento di conoscenze e competenze; in tutti questi casi infatti dovrebbe essere auspicabile (obbligatorio) avere la possibilità di conoscere, comprendere, approfondire e riflettere su punti di vista diversi, diversificati e complementari proprio perché la realtà è complessa ed ha tante sfumature che vanno codificate, interpretate e magari anche proposte come modelli. Penso ad esempio ai tanti interventi formativi o convegni che vengono fatti anche nei luoghi di formazione e cultura (scuole, università, etc) quando il parterre è monogenere è altissimo il rischio di accrescere la divulgazione di stereotipi sopratutto nei settori scientifico-tecnologici. Ovviamente la componetene meritocratica e di competenza la diamo per scontata.
Flavia: la formazione è sicuramente alla base dello sviluppo e dell’uguaglianza di genere (non solo nelle ICT) ma confermo la necessità che i gruppi di lavoro, i panel ai convegni siano di genere “by design” così come dovrebbero essere tutti i progetti innovativi, dalle Smart City alle politiche per l’ambiente, dalla formazione all’innovazione alla condivisione degli stakeholder per la definizione della Agende Digitali territoriali.
Quali i dati che possono essere rilevati e diffusi (magari in open data) e che potrebbero aiutare ad abbattere il divario di genere?
Emma: i dati sono sempre importanti perché fotografano la situazione contingente e permettono una interpretazione della tematica in maniera visibile e azzarderei molto più oggettiva a dispetto delle interpretazioni e commenti personali. Del resto il linguaggio dei numeri pare sia l’unico tipo di linguaggio universale. Nell’attuale società dell’informazione e della condivisione via social di tanti dati e informazioni (talvolta anche eccessivi tanto da creare le situazioni di overload e poca attenzione ai focus) sarebbe utile intanto rendere evidente il divario di genere. E non mi riferisco alla sola componetene femminile,:ad esempio ci sono alcuni settori nel nostro Paese in cui si è assistito ad una sperequazione rispetto al genere maschile. Una maggiore trasparenza e la facilitazione all’accesso a questi dati aumenterebbe il senso di consapevolezza civico e sociale necessaria per l’abbattimento degli stereotipi e resistenze culturali.
Flavia: finalmente le Pubbliche Amministrazioni hanno iniziato a pubblicare i propri dati in formato aperto (è diventato un obbligo da poco e purtroppo non sempre i dati sono davvero aperti e tanto meno esaustivi) ma spesso, troppo spesso non sono rilasciati i dati in ottica di genere. Faccio un esempio. Sapere la percentuale di giovani disoccupati in un Comune è un’informazione sicuramente importante per il politico che deve decidere come investire sul proprio territorio, ma sapere quale percentuale di disoccupati è donna diventa essenziale per rispondere davvero alle necessità e capire meglio la struttura sociale che si governa.
Se per divario di genere si intende nel settore delle tecnologie, alcuni dati importanti sono sia le competenze delle bambine/ragazze nel campo delle scienze sia il loro accesso alle facoltà scientifiche all’Università.
Quale la storia più bella contenuta nell’ebook? E quale quella che avreste voluto inserirci?
Emma: sono tutte molto belle quella che mi ha colpito di più sicuramente lo storytelling di Oscar Badoino sul pregiudizio sessista perché legato alla sua esperienza personale e professionale di vita…insomma un racconto autentico. Credo ci siano ancora tante narrazioni da raccontare e condividere a me personalmente sarebbe piaciuta molto una storia, “una favola” da raccontare anche alle nuove generazioni senza stereotipi per trasmettere il messaggio che una bambina o una donna può essere al tempo stesso fatina e ingegnere, guerriera e cuoca. Insomma dovrebbe essere permesso a tutti di essere ciò che si vuole e ciò che ci fa sentire più a nostro agio perché a volte quelli che sono considerati poli opposti non sono poi così lontani tra loro e le oscillazioni tra le varie posizioni magari possono generare equilibrio e modelli di sintesi.
Flavia: è stata davvero una bella esperienza leggere tutti gli interventi, ognuno per il proprio verso avrebbe motivo di essere citato, ma riprendendo la risposta precedente credo che il capitolo relativo alla carriera delle donne nell’Università si possa leggere come modello e chiave di lettura dello stato del divario di genere nel nostro paese. Le ragazze si laureano per prime, con voti più alti, entrano nell’università molto giovani e … e poi il soffitto di cristallo le ferma e la carriera universitaria è ancora troppo “maschile”.
In sintesi anche i maschi, attraverso gli interessanti contributi dell’ebook. hanno dimostrato grande attenzione alle tematiche di genere. Soprattutto dimostrando la sensibilità necessaria a trattare le disparità che ci sono ancora oggi (si pensi ai livelli salariali solo per dirne una) e che hanno bisogno di essere combattute insieme. Uomini e donne. Ma gli uomini (intelligenti) di più. Possibilmente senza dover sollecitare con la frase “Pensa a tua figlia, tua moglie, tua madre…”. Che la parità è una questione di civiltà e non certo una concessione.
Raccontato in una intervista doppia l’ebook Anche i maschi nel loro piccolo https://t.co/oPozpIkyWc
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Parliamo dell’#ebook “Anche i maschi nel loro piccolo”, con Flavia Marzano ed Emma Pietrafesa https://t.co/tp4d48JHfH
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