Si chiama TWdiario di scuola e raccoglie i cinguettii dei lavori di un intero anno scolastico in una prima elementare. Questo il lavoro prodotto da Stefania Bassi, insegnante di scuola elementare con la passione per Twitter.

maestrastefania
La maestra Stefania, questo il nome che Stefania Bassi usa anche sui social, da qualche tempo ha iniziato a “cinguettare” da @wlascuolaviva quello che di bello e memorabile c’era da ricordare delle giornate scolastiche trascorse con i suoi alunni. “Una canzone cantata a squarciagola, un bel libro letto insieme, una lucertola secca trovata in giardino“.

Una raccolta confluita a fine anno in un ebook gradevole da sfogliare e che non fa perdere le tracce dei lavoretti fatti in classe, delle nuove esperienze con colori e geometria, di disegni realizzati o di momenti di svago e divertimento di una classe prima.

Usare Twitter – afferma Stefania Bassi – voleva dire poter dialogare con le case editrici dei libri che ci avevano fatto compagnia durante l’anno; partecipare attivamente ad iniziative come #ioleggoperché o #TwAlice di @twletteratura e sentirci parte di una scuola molto più grande oltre le nostre mura; rivolgere direttamente ad esperti domande difficili anche per la maestra (“perché i cuccioli di gabbiano sono grigi e non bianchi?); ricevere i complimenti per i lavori svolti, non solo da mamma e papà, ma anche da professionisti come Ente Spaziale Europeo-Italia“.

In attesa del secondo TWdiario, Stefania ci ha raccontato qualcosa della scuola digitale.

Cos’è per maestra Stefania la scuola digitale? 

Una splendida opportunità per:

  • allineare la scuola, strumentalmente rimasta legata al passato, al tempo presente e lanciarla, il più presto possibile, verso il suo futuro
  • includere tutti i bambini, anche chi ha dei bisogni speciali, mettendo a disposizione strumenti e contenuti digitali personalizzabili per apprendere meglio
  • far sì che, finalmente, nella scuola “imparare” faccia rima con “giocare”

Quali software, app, strumenti proponi ai bambini e perché?

Ogni anno scolastico cambio aula e cambio la mia dotazione tecnologica: in alcune classi abbiamo la LIM, in altre solo vecchie lavagne di ardesia, senza neanche i quadretti! Inoltre cambiano anche i miei alunni: sono sempre loro, ma più grandi di un anno! Quindi ogni settembre cambio anche la mia proposta digitale, che adatto alle esigenze formative e alle unità di apprendimento che progetto con le colleghe.

Comunque, ecco i miei cavalli – digitali – di battaglia, tutti rigorosamente free, che visualizziamo con il mio tablet e un proiettore o che utilizziamo nell’aula multimediale:

  • SuperSimpleSongs: ricchissimo canale su You Tube, tanti video per apprendere l’inglese cantando
  • Kodable: app semplicissima ma efficace, per muovere i primi passi nel coding, adatta anche a bambini che non sanno leggere
  • Geogebra: con questa splendida app (dalla primaria fino all’università) apprendere/insegnare la geometria  non sarà più la stessa cosa
  • Algodoo: ambiente virtuale per sperimentare incredibili esperienze di fisica interattiva
  • Classdojo: un’app unica nel suo genere, utile per innescare un circolo virtuoso di comportamenti positivi in classe, incentivando con premi digitali il rispetto di valori e regole condivise
  • Blendspace: web app per costruire una bellissima lezione multimediale, miscelando tanti contenuti dalla rete, in 5 minuti

E devo aggiungere anche i social: quest’anno con i miei alunni di prima abbiamo sperimentato Twitter partecipando ad un’iniziativa di @Twletteratura in cui ci siamo  divertiti a riscrivere collettivamente un grande classico “@TwAlice nel paese delle meraviglie”.

Quale il giusto equilibrio tra tecnologia e metodo didattico classico?

Cerco di entrare in classe ogni giorno con una “cassetta degli attrezzi” piena di strumenti diversi, indifferentemente mixati tra loro: pennelli, pc, forbici, tablet, fiabe, musica, App, mappe, video,  etc. Il tentativo è quello di arrivare a coinvolgere tutti, ma proprio tutti i bambini, portatori di diversi stili di intelligenza. Insomma: tanti modi di insegnare per tanti modi di apprendere!

Cosa pensi dell’ora di coding? 

Nel mio istituto siamo stati in tanti a partecipare all’evento mondiale: dai bimbi della scuola dell’infanzia agli adolescenti della media. Grazie all’iniziativa di docenti e famiglie, siamo riusciti a superare i problemi di connessione e la penuria di device, alla fine la buona volontà e la creatività vincono sempre!


Quanto è utile e quanto potrebbero essere migliorate iniziative come questa?

È stata un’esperienza utilissima innanzitutto per familiarizzare, grandi e piccoli, con il “coding”, che per molti di noi era, fino ad allora, una una parola misteriosa e sconosciuta. Inoltre è stato possibile, grazie a questo evento, far percepire ai bambini che stavano partecipando a qualcosa di grande: metaforicamente abbiamo valicato i confini del nostro istituto nella periferia romana, per sentirci un po’ parte di “una scuola grande come il mondo” (come scriveva Rodari in una sua filastrocca): che emozione vedere che, in mezzo alle migliaia di punti sparsi sul planisfero dell’evento, c’era anche il punto rosso della nostra scuola!

Spero che quanto prima il coding venga assimilato, anche a livello istituzionale, nella pratica didattica della scuola italiana: c’è chi ha paragonato la programmazione ad una lingua, la lingua degli oggetti tecnologici che sempre più ci circondano. Lo sappiamo tutti: se si inizia ad imparare una lingua da piccoli si fa fatica meno e si impara meglio.