Nato in Svezia nel 2008 e disponibile oggi in 54 paesi del mondo, Spotify, conta circa 60 milioni di utenti di cui il 25% sottoscritto al servizio a pagamento Premium.

 

Senza dubbio, ormai da qualche anno, la modalità di streaming musicale di Spotify e altri simili come Raphsody e Beat Music rappresentano il delinearsi di nuovo modo di fruire e vivere il panorama musicale. Personalmente sono approdata nel mondo Spotify da circa tre anni ed è diventato da subito il mio sottofondo musicale quotidiano, un po’ come fu ed è ancora la tv che parlotta accesa in casa. Prima solo sul desk del pc, adesso troneggia l’app sul display dello smartphone dove, nel traffico, tra le faccende quotidiane e lo studio, trovo sempre un brano che calza perfettamente per il momento. Mi piace l’idea di utilizzare una colonna sonora diversa per ogni parte della giornata, un canzone dei Coldplay per il primo caffè della mattina, una playlist dai toni decisi e motivanti per gli allenamenti in palestra (ricercatori tra l’altro confermano un impatto positivo della musica sulle performance sportive) e per finire la giornata qualche pezzo acustico in cuffia.

In questi anni ho collezionato delle playlist personali adatte ad ogni momento, come la più particolare: circa trenta pezzi scelti che hanno accompagnato le giornate tra libri e ricerche per la scrittura della tesi. Il servizio di Spotify presenta delle playlist preconfezionate e già disponibili suddivise nei vari mood della giornata: Focus per lo studio e concentrazione, Pausa dal suono soft per rilassarsi, Party per entrare nel pieno spirito del sabato sera e molte altre. Le canzoni ascoltate, inoltre, possono essere condivise mediante un software collaborativo con la nostra cerchia di amici Facebook, con i quali è possibile scambiarsi e dedicare brani.

Nonostante alla fine del 2014 Spotify abbia registrato un’ingente perdita d’esercizio causata dai conti delle royalty con artisti ed etichette, il re della musica in streaming on demand è intenzionato a incrementare i suoi servizi. Da qualche mese, per esempio, grazie ad una partnership con Uber, i clienti del servizio automobilistico possono accompagnare i loro spostamenti con dei brani richiesti, mentre secondo informazioni divulgate dal Wall Street Journal, la piattaforma musicale sarebbe intenzionata a valutare, in un meeting previsto per il 20 maggio a New York, l’inserimento del servizio video streaming, avvicinandosi così al modello di fruizione di Youtube.

Grande evoluzione c’è stata sotto il fronte musicale: il panorama delle case discografiche e degli artisti sta vivendo uno stravolgimento delle sue forme tradizionali per entrare a pieno titolo nel paradigma digitale e on demand, mentre nello specifico Spotify cerca di adattarsi alle nuove richieste di mercato, fronteggiando i competitor.

Tra tutti questi cambiamenti di difficile previsione, una cosa rimane certa: c’è sempre un po’ di tempo per ascoltare della buona musica.