
Il 7 maggio si è tenuto a Genova il Workshop conclusivo del progetto Firewall, realizzato dalla Scuola di Robotica, in collaborazione con altri partner istituzionali, che ha coinvolto circa 300 ragazzi delle scuole secondarie di primo grado della Provincia di Genova e le loro famiglie
Nell’ambito del progetto, che ha previsto la realizzazione di laboratori interattivi finalizzati a promuovere l’uso consapevole della rete internet, è stata realizzata anche un’ampia indagine rivolta sia ai ragazzi sia agli adulti che hanno partecipato alle attività.
L’idea nasce per promuovere un uso consapevole della Rete e dei social media, strumenti sempre più diffusi ma non sempre utilizzati con adeguata conoscenza degli effetti di azioni semplici e quotidiane come la condivisione online di informazioni o immagini personali.
“L’esigenza di discutere di questi temi – ha spiegato la sociologa Stefania Operto – nasce dalla cognizione che i giovani, ma anche gli adulti, fanno un uso importante di tutti gli strumenti tecnologici per comunicare, esponendosi, talvolta, a comportamenti a rischio derivanti dalla condivisione, ad esempio, di informazioni personali e spesso in modo inconsapevole. Nei laboratori che realizziamo noi cerchiamo di lavorare su diversi obiettivi didattici e formativi: stimolare un uso consapevole di Internet e delle nuove tecnologie – social network, sistemi e applicazioni di messaggistica istantanea – nel rispetto di se stessi e degli altri; riflettere sulle implicazioni, anche legali, derivanti dalla condivisione di immagini e informazioni proprie e di altri; informare sui temi della web reputation e sull’importanza di essere coscienti degli effetti delle “tracce digitali” e di come la privacy viene trattata in rete; acquisire consapevolezza sulla percezione e la rappresentazione della propria identità digitale, al fine anche di prevenire situazioni di disagio; fornire strumenti tecnologici a supporto di una navigazione competente e sicura”.
I laboratori effettuati, della durata di tre ore, sono stati realizzati con metodologie interattive che hanno impegnato i ragazzi e le ragazze in maniera attiva e partecipata. Ci ha raccontato ancora Stefania che “con l’ausilio di un set fotografico i giovani sono stati coinvolti in un gioco cooperativo che, partendo da una riflessione sulle emozioni e sulla comunicazione attraverso il mezzo tecnologico, ha rappresentato lo scenario per riflettere sui temi della navigazione consapevole”. Il dibattito è stato poi successivamente guidato da un team multidisciplinare di facilitatori, informatici ed esperti, in uno spazio aperto con dinamiche non formali per favorire la partecipazione attiva, la discussione e il confronto.
Il progetto ha previsto inoltre una serie di incontri anche con gli adulti (educatori, insegnanti, formatori, genitori), in questo caso l’approccio metodologico è stato differente avvalendosi degli interventi di vari esperti che hanno affrontano la tematica nei differenti aspetti: psicopedagogico, sociale, educativo e tecnologico.
La scuola di Robotica di Genova ha voluto infine condividere con noi, a valle della chiusura del Workshop conclusivo, alcuni dati relativi ai primi risultati di una ricerca effettuata nel corso dello svolgimento dei laboratori e che sono, a nostro giudizio, molto interessanti:
- l’utilizzo dei dispositivi di connessione è intenso: l’82% dei ragazzi intervistati possiede e utilizza uno smartphone, il 72% una console per videogiochi, il 56% un tablet;
- i ragazzi appaiono naviganti assidui: il 40% utilizza la rete internet per almeno 3 ore al giorno, l’8% per 5-10 ore al giorno e il 6% per 10 ore e oltre;
- l’utilizzo molto elevato e regolare della fotocamera del proprio smartphone (il 72%) e di Wathsapp come servizio di messaggistica più diffuso (utilizzato dall’89% ).
Appare inoltre significativo che il 59% dei ragazzi intervistati abbia appreso da solo, in maniera autodidatta, a navigare in internet, mentre solo nel 36% dei casi sono stati i genitori a fornire indicazioni e/o informazioni utili; nei processi di apprendimento un ruolo non trascurabile è stato rappresentato dal peer-to-peer: fratelli o sorelle più grandi (nel 19% dei casi) e amici (nel 15% dei casi).
Infine qualche dato conclusivo per riflettere sulle modalità di condivisione delle attività social dei giovani genovesi intervistati: il 64% dei ragazzi ha dichiarato di parlare con i genitori di quello che fa in rete; il 49% conosce qualcuno che ha avuto problemi o è stato ‘preso di mira’ su internet; al 15% dei ragazzi intervistati l’esperienza è capitata in prima persona.
Cosa farebbero i ragazzi in questi casi? Nel 75% dei casi si rivolgerebbero in primo luogo ai propri genitori. Ma sono sempre consapevoli dei rischi? Se il 65% pubblica fotografie in rete e il 24% video, ci sono altri comportamenti che, seppur meno diffusi, appaiono significativi: il 47% ha ricevuto messaggi da qualcuno che non conosceva, il 37% è stato contattato in internet da qualcuno che non conosceva, il 15% ha dato il proprio numero di cellulare a qualcuno conosciuto online.
Tutto questo è valso abbondantemente le 8 ore di viaggio in treno da Roma fino a Genova senza WI-FI, perché ovviamente, oltre ai temi della consapevolezza e delle competenze digitali, nel nostro amato Paese c’è sempre la “piccola questione” del divario digitale (strutturale, tecnologico, sociale e di genere), ma questa è un’altra storia.
Per il mio primo pezzo su @girlgeeklife parlo del progetto#Firewall della Scuola di Robotica grazie a Fiorella… http://t.co/4M8mzyKfwA
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