
The Wearable Technology Show 2015 è un’occasione per osservare il futuro prossimo e farsi ispirare. In mostra non solo progetti realizzati ma anche nuove idee (e visioni) che, secondo i progettisti e i relatori dei tanti talk in programma, vedranno la luce molto presto (e molto prima di quanto, forse, siamo pronti ad aspettarci).
Fino a che punto siamo capaci di immaginare un mondo connesso in cui “gli oggetti dialogano con i soggetti”?
Nel seminario “Connected Garments” (ovvero abiti connessi) il prof. Tilak Dias descrive uno scenario che molti di noi pensano possibile solo nei film di fantascienza.
Dias invita a immaginare come possibile la disponibilità di pigiami in grado di darci la sveglia nel modo che preferiamo (utilizzando una voce che ci sia particolarmente gradita). Sarà invece il nostro armadio, utilizzando i dati delle previsioni del tempo, a consigliarci cosa indossare e la colazione sarà servita da elettrodomestici in grado di interpretare i dati inerenti il nostro stato di salute.
Una “visione” che sembra concretizzarsi durante l’intervento del prof. Adrian David Cheok: “Everysense Everywhere Human Communication”. L’esperienza possibile attraverso la rete si allarga a tutti i sensi (non solo condivisone di immagini o suoni ma anche abbracci, baci, sapore e profumo).
Esempi di applicazione?
Tra le idee-prodotto più interessanti è, a mio avviso, la T.Jacket in grado di “abbracciare”, con pressioni opportunamente modulate, soggetti colti da stati d’ansia. L’uso della T.Jacket, attualmente in commercio, risulta particolarmente indicato per individui affetti da depressione, autismo, disturbi sensoriali, sindrome da deficit di attenzione ed iperattività, disturbo post traumatico da stress, morbo di Alzheimer.
Il desiderio di rispondere al bisogno di contatti costanti tra soggetti vicini affettivamente ha animato anche il progetto The Distant Heart a cura di Yulia Silina. Il tradizionale pegno d’amore, la collana, si anima e consente, via Twitter, di condividere i battiti del cuore.
Ancora la relazione è il tema che ha ispirato la progettazione della Icebreaker jacket v2.0. Questo indumento smart è ideato per facilitare il rapporto tra estranei.
Come rompere il ghiaccio? Per misurare la compatibilità tra due persone partendo da una stretta di mano, Nanda Khaorapapong ha progettato una giacca che consente il passaggio di informazioni tra due soggetti. La Icebreaker jacket v2.0 restituisce una valutazione del livello di compatibilità attraverso il “social indicator badge” (che emette segnali luminosi).’
Può la tecnologia aiutarci a risolvere piccoli problemi quotidiani?
L’aiuto della tecnologia nell’esperienza quotidiana arriva in borsa con la Message Bag di Christine Farion. Anzi, è la borsa. Quante volte abbiamo dimenticato chiavi, patente o rossetto? Con questo accessorio smart, in cui tutti gli oggetti contenuti divengono “tag”, non accadrà più. La Message Bag controllerà per noi e ci segnalerà cosa manca.
Stringere una mano robotica non è pratica quotidiana
Il costo degli arti robotici e talvolta i risultati non completamente soddisfacenti (pesantezza dell’arto per esempio) dissuade dal ricorso a questa soluzione che potrebbe facilitare la vita di molti soggetti.
Open Bionics dichiara di voler risolvere proprio gli elementi di criticità in precedenza citati utilizzando stampa 3D, materiali leggeri e proponendo al mercato prodotti con prezzi accessibili.
Esperienze di learning
Le proposte per esperienze di learning abbinate alla realtà virtuale e aumentata sono diverse e pensate per differenti target.
Octagon Studio propone, per esempio, Octagon 4D+. Attualmente sono disponibili due applicazioni gratuite, scaricabili dall’App Store e Google Play, che consentono di rendere “vive” immagini bidimensionali (rappresentate in apposite flashcard che è necessario acquistare). Si tratta di Animal 4D+ (26 illustrazioni di animali che corrispondono alle lettere dell’alfabeto) e Humanoid 4D+ per lo studio del corpo umano.
Un esempio di offerta formativa specializzata è quella della Medical Realities per il personale medico. È immediato pensare alle potenzialità di questi strumenti e metodologie didattiche per formare soggetti collocati in aree in cui non sono presenti scuole e/o università.
Attenzione al benessere
Il tema del benessere del corpo e della mente è al centro della progettazione della maggioranza dei device presentati:
- SunFriend 2.0 consente di tenere sotto controllo il livello della vitamina D.
- Activinsights Band, un bracciale 100% waterproof che non necessita di ricarica, è stato progettato per monitorare situazioni problematiche connesse a obesità, diabete o disturbi del ritmo cardiaco.
- Bainisha propone sistemi “on skin” di monitoraggio dei movimenti del corpo finalizzati anche ad individuare segni precoci del morbo di Alzheimer o di altre malattie neuro degenerative.
- Muse InteraXon è uno strumento per il fitness della mente, promette di consentire il raggiungimento di un maggiore livello di calma negli utilizzatori a beneficio di un generale miglioramento delle performance in termini di concentrazione ed attenzione. Muse è un “archetto” con 7 sensori progettati per rilevare e misurare l’attività cerebrale, proprio come un cardiofrequenzimetro misura il polso. Le informazioni raccolte, durante sessioni guidate di 3 minuti, sono visualizzabili su tablet o smartphone.
Si è pensato anche ai nascituri
Nuvo sta sviluppando tecnologia indossabile che consente di monitorare costantemente lo stato di salute del feto.
I dati raccolti sono interpretati attraverso un elaborato sistema cloud-based che permette di individuare in tempo reale eventuali situazioni di anomalia e di intervenire tempestivamente.
Sono stati presentati Ritmo Wearable Prenatal Health Systems (un sistema che consente la registrazione del suono del battito cardiaco del nascituro) e PregSense, un dispositivo medico, che consente di monitorare insieme la condizione di salute del feto (attività cardiaca, posizione nell’utero, ciclo del sonno, contrazioni,…) e della madre (attività cardiaca, respiro, temperatura,…).
Andiamo avanti senza dubbi?
Non è semplice stilare una lista dei desideri e scegliere tra le numerose proposte in esposizione: t-shirt e bracciali smart per il monitoraggio durante le attività di fitness, occhiali smart per esperienze “immersive” di shopping, cuffie per l’ascolto interattivo di brani musicali, giacche e zaini con sistemi integrati per il Bluetooth e per la ricarica di batterie, sleep monitor per raccogliere informazioni sulla qualità del sonno. Ma davvero siamo pronti per lasciarci andare in questo nuovo modo di vivere “integrato”?
David Wood (Chair London Futurist) ha evidenziato nel proprio intervento “Ensuring a Positive Reception for Augmented Reality” una certa diffidenza verso questa integrazione uomo-macchine da parte dei possibili utenti/acquirenti di questi prodotti innovativi.
Cosa spaventa? Perdere la privacy, per iniziare. Timore non del tutto infondato considerando che tutti i device sopra descritti raccolgono dati direttamente sul nostro corpo.
Se possiamo tollerare, sembra, con una certa leggerezza di essere monitorati attraverso carte di credito, telecamere di sicurezza, cookie (per fare solo qualche esempio), ci scopriamo invece più accorti quando “a spiarci” è l’abito o gli occhiali che indossiamo.
Alla prossima cronaca dal futuro!
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