Come eravamo senza Internet? O come torneremmo ad essere in un momento di digiuno dalla Rete? Ce lo siamo chieste e lo abbiamo chiesto alle nostre lettrici prendendo spunto da un post pubblicato su Quartz che ha suscitato particolare interesse sulla nostra pagina Facebook. Ecco il quadro che abbiamo dipinto.

Foto di TransCam, Flickr

Foto di TransCam, Flickr

Libri, riviste, vecchi gettoni e sms. Cartine, enciclopedie e profumo di biblioteche. Senza il rumore del modem che si collega e ci fa scoprire un mondo nuovo, nei ricordi del “prima di Internet” c’è soprattutto questo. “Leggevano riviste e libri cartacei – racconta Grazia Solazzo – stavamo più tempo con la famiglia, mandavano fax, ordinavano per corrispondenza, spendevamo un botto in telefonate quando avevamo le persone care lontane, ci stupivamo guardando Quark e il telegiornale, ci orientavamo con la mappa, facevamo ricerche sull’enciclopedia”. Senza parlare dei pettegolezzi che, senza Facebook, si facevano solo andando a cercare la vicina di casa.

E poi il Motorola 8700 con l’antennone, ricorda Caterina Policaro, che aggiunge “si chiedevano le indicazioni stradali all’edicolante o al barista quando si arrivava in un posto nuovo, Megan Gale ci fece fare di tante di quelle summercard per avere 100 sms gratuiti, i biglietti del treno li facevi dopo la coda in biglietteria quindi dovevi arrivare molto tempo prima in stazione, le cose che ti venivano in mente le riversavi sulla Smemoranda e non sul blog, le università non avevano i siti e per vedere gli appelli degli esami o telefonavi o dovevi andare di persona in dipartimento (e per i fuori sede era sempre un viaggio in più), alla fine delle vacanze si mostravano le diapositive agli amici, invitandoli a casa pe runa cena (con loro grande gioia di non avere il tastino nascondi)”.

“Per sentire una canzone che mi piaceva facevo zapping tra MTV, all music e Videoitalia, sperando che la passassero”, scrivono sulla nostra pagina Facebook.

“Quando vivevo a Londra ricordo i gettoni del telefono e le lettere scritte dai miei genitori e amici – racconta Angela Corbari –  che mi regalavano tanta gioia e quando tornai in Italia quelle un fidanzato che rimase là. Ricordo l’attesa e il cuore che batteva fortissimo quando vedevo quella lettera fare capolino nella buchetta”.

E poi ancora “aquiloni costruiti con i suggerimenti dei nonni e senza i tutorial di Youtube” come suggerisce Mariangela Di Stefano, “uffici turistici, ritagli di articoli, fotografie, lunghe telefonate che ci permettevano di essere curiosi in modo più rilassante e divertente” dice Miriam Tosi, “libri di carta, biro e fogli protocollo, enciclopedie, telefono a gettoni, cinema e televisione, fax, carta carbone e macchina da scrivere, amici di penna, agenzie di viaggio, vinili e musicassette” ricorda Sara Bragonzi.

Senza Internet “era tutto così misteriosamente e fascinosamente imprevedibile – scrive Maria Stefania Carraresi – nulla era scontato, c’era gusto per la sorpresa e le notizie, belle o brutte, erano interiorizzate, elaborate e non, come ora, stritolate nel vortice del web nella totale indifferenza”.

Un pizzico di nostalgia dei tempi che furono spunta tra i commenti lasciati su Facebook, anche se poi sappiamo di non poter più fare a meno di questa informazione a portata di dito, di questa sensazione di onnipotenza che respiriamo quando cerchiamo una cosa e la troviamo in pochi secondi sullo smartphone, di questa possibilità di conoscere nuove persone e scambiare conoscenza, opinioni e informazioni. Abbiamo quasi dimenticato il fischio del modem e l’unica linea telefonica che “Basta collegarti a Internet che altrimenti non possiamo telefonare a casa!”. Internet è diventata una compagna abituale; usarla è la normalità.  Perché come ha scritto Delilah Novembre “…c’è una vita oltre Internet?”