
Si chiama Spillover la startup italiana, fondata da Selene Biffi, che vuole avvicinare i giovani alla scienza e che ha vinto la Global Impact Competition 2014 aggiudicandosi una borsa di studio per partecipare al Graduate Studies Program di Singularity University, presso il Centro di Ricerca NASA Ames in Silicon Valley in California.
Quasi il 60% della popolazione europea, secondo dati della Commissione Europea, considera la scienza una materia “difficile” e “poco interessante” e oltre il 49% dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni la trova “assolutamente noiosa”. Ed è forse per questo che troppo pochi sono i ragazzi (e meno le ragazze) che scelgono percorsi di studi scientifici, tanto che si prevedono per i prossimi 6 anni 2,8 milioni di posti di lavoro vacanti per mancanza di figure professionali legate a questo settore. Ma la scienza, chi la ama sa che non è affatto noiosa ed è per questo che Spillover vuole proporre un antidoto: videogiochi sotto forma di applicazioni che, utilizzando la comunicazione diretta del linguaggio ludico e tecnologico, fanno diventare la scienza divertente e interessante. Per capire meglio gli obiettivi di Spillover abbiamo intervistato la sua ideatrice: Selene Biffi, giovanissima imprenditrice che può essere d’esempio per molte.
Il disinteresse per le materie scientifiche è più marcato nelle ragazze piuttosto che nei ragazzi, perché secondo te? Spillover prevede percorsi differenziati per genere?
Credo che all’origine di questo divario ci sia il background culturale del nostro Paese che vede il genere femminile, fin dall’infanzia, stimolato in tutti gli ambienti all’interesse verso attività e giochi stereotipati e di genere. Spillover è invece impegnata proprio sul fronte opposto: non vogliamo incentivare alcuna differenza in questo senso. Anzi, le materie scientifiche possono appassionare sia i ragazzi che le ragazze, il segreto è cercare di incuriosire gli uni e gli altri in merito all’attinenza della scienza con la nostra vita quotidiana. La scienza (nel senso ampio del termine) è alla base sia del meccanismo di funzionamento delle automobili che nella formula dei make up di ultima generazione. Trasmettere questo messaggio è proprio la nostra mission.
Il gruppo di lavoro di Spillover è a prevalenza maschile. Ci sono anche donne che lavorano al progetto? E se no perché?
In effetti siamo solo due donne all’interno del team! Però assolutamente in controtendenza perchè per la parte scientifica mi avvalgo di una collaborazione femminile, mentre per gli aspetti legati al mondo della comunicazione – social media, direzione artistica, testi – ho coinvolto uomini. Nessuna discriminazione di base, alcuni componenti del team sono infatti miei collaboratori storici, altri sono stati scelti perchè con competenze particolarmente calzanti al progetto.

La fondatrice di Spillover Selene Biffi
Quali gli antidoti al “semi analfabetismo” scientifico che da più parti viene evidenziato?
Progetti come il nostro – che prevede di avvicinare i giovani alla scienza attraverso l’intrattenimento e, in particolare, i videogiochi – possono rappresentare una strada verso una maggiore “alfabetizzazione scientifica”. I dati della Commissione Europea evidenziano che per i giovani la scienza è noiosa; promuovere percorsi di edutainment significa proprio smontare questo mito, facendo scoprire il lato divertente delle materie così dette STEM.
Come la scuola può contribuire ad avvicinare i bambini alle scienze? E come possono farlo i genitori?
Spillover, oltre alla collana di app per iPad in forma di spy-gam, organizza laboratori di animazione scientifica che potrebbero essere replicati anche nelle scuole. Si tratta di sessioni che approfondiscono di volta in volta alcuni argomenti (per es. batteri, microrganismi etc…) facendo vivere ai partecipanti esperienze divertenti e soprattutto mostrando il legame diretto che esiste tra la scienza e la vita quotidiana. Un consiglio per i genitori è proprio quello di non incentivare distinzioni di genere e di stimolare la curiosità dei giovani verso la matematica, la chimica, la genetica… con la consapevolezza di base che se le nuove generazioni non si appassioneranno a questi ambiti, anche a livello professionale, si andrà inevitabilmente incontro a un arresto del progresso.
Tutti pronti ad innamorarsi della scienza, allora. Perché, come scrive Ray Bradbyry in Cronache marziane, “La scienza non è che la spiegazione di un miracolo che non riusciamo mai a spiegare e l’arte è un’interpretazione di quel miracolo”.
Spillover, una startup per far amare la scienza http://t.co/XY0AUHu7qp
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@girlgeeklife sono davvero felice che esista un’app del genere. Spero che sia la prima di una lunga serie!
Per far amare la scienza cosa ci vuole? @Selenebiffi racconta su @girlgeeklife la sua #startup @Spilloverteam http://t.co/Axn1uzVdfR
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Una start up per far avvicinare i #giovani alla #scienza. Mi piace!!!… http://t.co/44j8KAULKT
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@suxsonica Diamo per scontato che i “libertini” la amino già, giusto? 🙂 #talebano @Selenebiffi @girlgeeklife @Spilloverteam
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Una startup e un’app per fare amare la scienza. Conoscete Selene Biffi e Spillover? Bella idea http://t.co/EAn5HUQFtO
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Amore per le scienze: ecco l’incantesimo di @Selenebiffi http://t.co/Axn1uzVdfR
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Interessantissimo dossier sulla memoria e sul suo funzionamento nell’ultimo numero di Focus!
Bello il dossier sul Cern di Focus oggi in edicola: non me lo immaginavo così!
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