
Nel nostro paese il fenomeno del sessismo in rete è salito alla ribalta con il caso eclatante della Presidente della Camera Laura Boldrini presa di mira da Beppe Grillo, ma altri personaggi più o meno pubblici sono stati di recente oggetto di simili campagne denigratorie.
Ma la rete non è che uno specchio della società in cui viviamo, per cui non si può parlare di odio nei confronti delle donne che nasce sul web, ma piuttosto che trova una valvola di sfogo nel web e che da esso viene amplificato, anche grazie all’illusione dell’anonimato.
La rete, oltre che il luogo dell’hate speech, può essere però anche il contesto in cui nascono progetti e campagne che si occupano di combattere questo fenomeno ed evidenziare come il sessismo sia ancora molto presente nella nostra società.
The Everyday Sexism Project è nato dall’idea di Laura Bates, giornalista inglese, di creare un sito per raccogliere attorno a un hashtag – #everydaysexism, appunto – le storie di sessismo quotidiano raccontate da chi le ha subite. L’idea è di parlarne apertamente di un argomento ancora tabù o comunque relegato in secondo piano, in modo da aumentare la consapevolezza su quanto molestie e violenze a sfondo sessuale siano ancora presenti nella quotidianità della maggior parte delle donne.
Il sito è online dal 2012 e a dicembre 2013 aveva raccolto oltre 50.000 contributi da più 15 paesi. Una campagna sostenuta da Everyday Sexism nel gennaio di quest’anno ha portato alla rimozione dall’App Store e dal Play Store di Plastic Surgery & Plastic Doctor & Plastic Hospital Office for Barbie, app per bambine basata sulla chirurgia plastica.
Di recente l’hashtag #sessismoquotidiano è stato rilanciato dal blog che affronta le tematiche di genere su Corriere.it, La 27esima Ora, e Laura Bates è stata appena inserita nella lista delle 10 più importanti Game Changers del Regno Unito dalla BBC.
Un’altra campagna online che ha avuto una grossa eco, soprattutto per gli attacchi sessiti che sono stati indirizzati alla promotrice, è quella della giornalista e femminista inglese Caroline Criado-Perez per l’introduzione di personaggi femminili sulle banconote.
Perché tanto odio? “Gli uomini vengono attaccati sulla base di quello che hanno detto o fatto, le donne semplicemente sulla base della loro presenza. Le donne vengono attaccate a prescindere da quello che dicono, e ciò dimostra che sono attaccate esclusivamente in quanto donne.” ha dichiarato Criado-Perez. La petizione lanciata su Change.org e attraverso il sito The Women’s Room ha evidenziato come una battaglia simbolica come quella sull’assenza di donne sulle banconote possa avere ripercussioni tutt’altro che simboliche.
Un progetto di cui si è già parlato su Girl Geek Life è quello di Anita Sarkeesian, che nella sua web series Feminist Frequency analizza la rappresentazione dei personaggi femminili in un mondo prettamente maschile come quello dei video games, ed è stata per questo anche lei vittima di pesanti attacchi sessisti.
Sheryl Sandberg, COO di Facebook, dopo aver espresso le sue posizioni femministe nel libro Lean In, si è lanciata in alcune campagne online contro la rappresentazione stereotipata e sessista delle donne nelle stock photos.
Qual è la ragione della quasi totale assenza nel nostro paese di iniziative del genere di quelli elencate?
Forse il motivo è lo stesso per cui non abbiamo molte giornaliste e scrittrici che si definiscano femministe e pochi corsi universitari dedicati ai cosiddetti Gender Studies?
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