
Sharing economy non è più solo un termine di moda ma una realtà che sta prendendo sempre più piede nella nostra vita di tutti i giorni: è la volta del ridesharing.
Ci sono settori, come quello dei trasporti, in cui la sua diffusione è in continua crescita. I motivi sono facilmente intuibili: da quello prettamente economico (i costi di mantenimento, carburante, parcheggio sono elevati e si stima che ognuno di noi utilizzi la propria auto per l’8%) a quello ecologico (la condivisione delle corse consente di ridurre l’impatto ambientale).
Stanno quindi entrando nel linguaggio comune termini come carsharing, carpooling e ridesharing. Quest ‘ultimo in particolar modo sta conoscendo una rapida diffusione.
Cosa si intende con il termine ridesharing?
Il ridesharing è un servizio che consente di poter usufruire di una corsa condivisa con pochissimo preavviso. Insomma, , una sorta di autostop 2.0. Questa tipologia di carpooling fa normalmente uso di:
- Un device dotato di tecnologia GPS per determinare il percorso del guidatore e organizzare la corsa condivisa
- Uno smartphone che consenta al viaggiatore di richiedere una corsa
- Il collegamento ai social network per stabilire fiducia e responsabilità tra guidatori e passeggeri
Tra le aziende che offrono questo servizio e che la California ha recentemente classificato in una nuova categoria di trasporto pubblico (“trasportation network company”) troviamo Lyft, UberX e Sidecar.
Lyft è una startup con sede a San Francisco che offre un servizio di condivisione di corse a richiesta. Consente, grazie all’utilizzo di un’applicazione mobile, di mettere in contatto passeggeri e guidatori. Le auto sono riconoscibili dagli enormi baffi fucsia posizionati sulla griglia del radiatore dell’auto. A differenza del pagamento a tratta tipico dei taxi Lyft prevede una “donazione” ai guidatori.
Si tratta dell’opzione low-cost di Uber che propone autovetture standard al posto delle auto di lusso che contraddistinguono il servizio “premium”.
Ciò che differenzia Sidecar dai precedenti servizi è il fatto che consente ai viaggiatori di scegliere veicolo, guidatore e prezzo, confezionando così ogni corsa per ogni occasione. I guidatori di Sidecar hanno infatti la possibilità di definire la loro tariffa competendo con gli altri guidatori e consentendo di conseguenza al viaggiatore di avere accesso alla tariffa più bassa in città.
Come tutti i casi di innovazione a cui non fa seguito una relativa regolamentazione, le polemiche non si sono fatte attendere e i vari Paesi hanno cercato di correre ai ripari cercando di tutelare la storica categoria dei tassisti e di porre rimedio a eventuali questioni legali. È il caso della Francia che ha introdotto la “legge dei 15 minuti” o di Milano dove tassisti e Ncc accusano Uber di violare la legge di categoria del 1992 (quella che impone agli Ncc di partire dalle rimesse e a concordare la tariffa in precedenza). Senza dimenticare le questioni in termini di responsabilità a cui è necessario far fronte anche a seguito dei recenti incidenti avvenuti negli Stati Uniti.
E voi avete provato qualcuno di questi servizi? Qual è la vostra opinione in merito?
Autostop 2.0: Lyft, UberX e Sidecar. È tempo di #ridesharing. Ce ne parla @veneredimilo http://t.co/A0EL1W6vCB
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È tempo di ridesharing: l’autostop 2.0 http://t.co/RCOtmMFHy7
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