
Chi lavora sul web come può fare rete e contestualmente vedere riconosciute, tutelate e valorizzate le proprie professionalità? Un modo in realtà c’è: iscriversi ad IWA Italy, un’associazione professionale che raggruppa le persone che lavorano sul web, con qualsiasi inquadramento lavorativo, al fine di valorizzarne le competenze e garantire il rispetto delle regole deontologiche. Dal 1996, infatti, IWA è impegnata a definire definire i requisiti dei profili professionali per il Web e le relative certificazioni, come entità di standardizzazione riconosciuta dal CEN.
Per conoscere più da vicino IWA abbiamo intervistato Rosa De Vivo e Francesca Sensini, due colonne portanti di questa associazione.
Quante e quale il ruolo delle donne in IWA Italy?
Le donne iscritte ad IWA Italy – afferma Rosa – sono un discreto numero e contribuiscono attivamente alla vita associativa avendo ruoli nel direttivo, nella comunicazione e nella formazione dei soci.
L’importanza del lavoro fatto da IWA per la definizione dei profili professionali del Web.
Strategico – continua la De Vivo – per mappare le competenze necessarie a consentire ai professionisti che operano nel Web di proporre con un riferimento chiaro e univoco le proprie competenze sul mercato del lavoro.
Il documento elaborato dal gruppo Web Skill Profiles, pubblicato nel febbraio del 2013, ha lo scopo di supportare il corretto riconoscimento delle professionalità elencate come “profili professionali per il Web” da parte degli attori che agiscono sul mercato nel settore degli skill ICT. Manager, cacciatori di teste, consulenti di carriera, professionisti del settore, studenti, aziende, istituzioni, enti di formazione, sindacati, servizi per l’impiego, di orientamento e outplacement sono tutti beneficiari e promotori del lavoro svolto dal gruppo. Tutte le professioniste e i professionisti del Web che si riconoscono in uno dei profili avranno la possibilità di scrivere sul proprio bigliettino da visita “community manager” piuttosto che “mobile application developer” dando il giusto valore alle professioni nate negli ultimi decenni.
21 profili professionali sul web sono tanti o erano necessari?
Ventuno – afferma Francesca Sensini – sembrano tanti, ma in realtà gli skills sono già in ampliamento e ulteriore definizione: alcune professioni riguardanti, ad esempio, la content curation, dovranno essere codificate in modo autonomo perché ormai non si può prescindere più dall’uso di strumenti web per raccontare eventi che vadano oltre la semplice pubblicazione di foto o news sui Social Network. Il cosiddetto liveblogging di eventi ormai è diventato uno strumento essenziale per comunicare e per narrare l’evento gli strumenti di content curation sono indispensabili. Di certo raccogliere tutti i racconti e inserirli in strumenti di curation (penso a Storify che è il più famoso e usato) serve a ridefinire in modo più accurato una storia per ricostruire un evento.
Come possiamo definire per esempio il Community Manager?
Il Community manager – continua Francesca – è la figura professionale del settore Marketing & Comunicazione digitale che si occupa di gestire comunità virtuali. Crea e contribuisce a potenziare le relazioni tra i membri di una comunità virtuale e tra questa e l’organizzazione committente, con una comunicazione efficace all’interno del gruppo; in particolare promuove, controlla, analizza e valuta le conversazioni che si svolgono sulle varie risorse Web (siti Web, blog, social network). Costruisce e gestisce la relazione con gli stakeholder online. Può lavorare come freelance, per agenzie specializzate di Web marketing o all’interno di un’organizzazione.
Ci si può improvvisare Community Manager?
Quando si parla di Social management – afferma Francesca – subito si pensa a una cosa: come coinvolgere più persone all’interno della comunità. L’engagement è sicuramente una delle priorità della figura del Community manager ma a dire il vero altrettanto importante quanto la crisis comunication management, che qualche volta è considerata la cenerentola delle competenze da mettere in gioco. Pensando alla variegata comunità di gestori di pagine Social di marchi e aziende vengono subito in mente i cosiddetti #epicfail ovvero gli errori di campagne o esternazioni fatti da vari brand prima ancora delle belle e riuscite campagne online.
Curare le pagine social e le comunità virtuali è un lavoro che necessità professionalità e accuratezza e gli skills profilati da Iwa Italy hanno proprio l’obbiettivo di creare un vero e proprio decalogo di competenze necessarie per poter svolgere questa professione. Siamo solo all’inizio di una lunga battaglia per il riconoscimento della professione del Community manager, anche a livello contrattuale (se pensiamo a tutti coloro che gestiscono pagine social delle pubbliche amministrazioni ma che non sono minimamente tutelati o menzionati nella legge che si occupa di comunicazione istituzionale – la 150/2000).
Se si volesse esprimere in un tweet l’invito a iscriversi ad IWA Italia, si cinguetterebbe “Per l’orgoglio di essere un #professionistaweb avendo un #profilo #skillprofiles”
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