
L’occasione dell’evento COM:UNI:CARE Live Conference ha visto in parte protagoniste le donne come esempi di professionalità e collaborazione al femminile, soprattutto durante la seconda giornata del 4 Ottobre incentrata sulla comunicazione digitale e sulle prospettive future per l’Italia. Durante questo evento ho avuto occasione di incontrare finalmente dal vivo le colleghe di Girl Geek Life e a tal proposito devo assolutamente sottolineare l’importanza delle conferme, che possono arrivare da incontri “offline” come questo, nella costruzione di rapporti umani e professionali.
È stato bello vedere che fossero le donne a parlare di opportunità per il futuro, sono state tra i protagonisti dell’evento non solo per la presenza fisica di un numero “congruo” di donne tra i relatori e nello staff dell’organizzazione, cosa spesso rara, ma anche negli argomenti che sono stati trattati in sala soprattutto in relazione alle professioni del blogger e del community manager. Dai sondaggi realizzati dall’Università di Salerno, i cui risultati intendono esprimere una “fotografia” delle figure professionali per cercare di aprire un dibattito su queste tematiche, le donne non risultano essere tra gli attori principali quando si parla di blog che possano rappresentare una fonte di guadagno, mentre risultano essere in prima linea, sebbene meno pagate dei colleghi uomini, quando si tratta di gestione delle Community online.
Parlando di questo aspetto con Emma Tracanella è emersa una considerazione provocatoria: agli uomini è data più possibilità di emergere?
Essere un blogger professionista vuol dire non soltanto ottenere guadagni da questa attività ma anche avere un’esposizione maggiore e una conseguente visibilità e reputazione, mentre essere Community Manager vuol dire spesso restare nell’ombra.
Il CM non emerge quasi mai, poco importa quindi se è una donna?
Chi è quindi il Community Manager italiano?
Può questa attività essere definita come una professione a tutto tondo?
Lascio a ciascuno la libera interpretazione a tal proposito, la mia opinione è espressa nel video del mio intervento alla COM:UNI:CARE Live Conference, ci sono però alcune analogie e differenze da sottolineare rispetto allo studio condotto nel 2012 da InTime .
Il CM italiano ha un’esperienza nel settore che dura da uno a tre anni con una remunerazione media nel 2013 di 20.500,00 euro lordi anno, pari a circa 1.700,00 euro al mese, lo scorso anno ammontava a 18.000,00 euro lordi l’anno. Si conferma la correlazione riscontrata anche nel 2012 tra anni di esperienza e guadagno, così come viene confermata la tendenza secondo la quale le donne risultano essere purtroppo penalizzate: la Community Manager italiana guadagna infatti in media circa 1.500,00 euro al mese mentre il collega guadagna in media circa 1.900,00 euro al mese. In riferimento al 2012 , si confermano anche le retribuzioni maggiori per i CM che lavorano in azienda e la tendenza secondo la quale si guadagna di più al Centro e al Nord rispetto al Sud Italia.
Differisce dallo scorso anno il numero dei partecipanti al sondaggio, indice di maggiore sensibilità dei professionisti del settore ma, presumibilmente, anche di un aumentato numero dei professionisti di questa categoria in Italia.
Quella del Community Manager è quindi una professione giovane ma con una forte spinta in termini di crescita e di potenzialità. Il o la CM italiana deve avere competenze di diversa natura, dal Marketing al Marketing non convenzionale, dalla organizzazione di eventi on-line all’analisi dei dati di monitoraggio, etc., oltre alla capacità di adattamento ad un mercato in “Ri(e)volizione”.
Come si diventa Community Manager?
Per farla breve indico tre ingredienti per me fondamentali: attitudine, formazione ed esperienza.
Attitudine innanzitutto all’ascolto ed alla mediazione; formazione costante e continua anche dopo percorsi di studio mirati come Scienze della Comunicazione o corsi di formazione specifici sulla comunicazione digitale e sulla gestione di comunità online; Esperienza, essere Community Manager vuol dire prima di tutto essere in grado di coltivare una propria community attraverso la quale effettuare sperimentazioni e applicazioni della propria attitudine e delle teorie apprese nel percorso di studi, al fine di ottenere valore per il brand più importante per un Community Manager che intende diventare un professionista del settore: se stesso.