Peers

La Sharing Economy negli ultimi anni ha cambiato il modo di vivere, viaggiare e consumare di molte persone, ma la nascita di un nuovo fenomeno economico è avvenuta all’interno di un contesto legislativo e, più in generale, sociale che non si muove certo alla stessa velocità del web.

Il fatto di bypassare i canali tradizionali in favore del peer to peer fa sì che le piattaforme operanti nel campo, e di conseguenza i loro utenti, si trovino di fatto – in assenza di una legislazione specifica – all’interno di una sorta di “zona grigia”.

Avevamo accennato in precedenza ai problemi incontrati da Uber – l’app che fornisce un servizio di noleggio auto con conducente – nel nostro paese, ma anche Airbnb è finita nel mirino della magistratura, dopo che un utente americano del portale ha dovuto pagare una multa di 2.400$ per aver affittato illegalmente – secondo le leggi di New York – il proprio appartamento. Quella che può sembrare una questione meramente “tecnica” in realtà potrebbe arrivare a minacciare l’esistenza stessa della Sharing Economy, e qualcuno sembra averlo capito.

Peers è un’organizzazione nata dal basso, ma supportata da diverse realtà del settore, che si pone l’obiettivo di diffondere la conoscenza del fenomeno – che non è ancora mainstream, specialmente in Italia – e contribuire a preservarlo attraverso una serie di azioni che favoriscano la nascita di una legislazione specifica in ogni paese.

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A capo di Peers troviamo Natalie Foster, ex new media director di Organizing for America, una campagna lanciata da Barack Obama all’inizio della sua seconda presidenza.

In un recente articolo, la direttrice di Peers ha dichiarato: “We are building tools (like petition tools) that people will be able to use to protect and grow the sharing economy. We want to become the change.org of the sharing economy”.

L’obiettivo di Peers è quindi molto ambizioso: fornire una piattaforma e gli strumenti per consentire di riformare localmente e dal basso le diverse legislazioni nazionali, in modo che tengano in considerazione l’ambito di azione della Sharing Economy.

A luglio si sono tenuti diversi meet-up in varie città in tutto il mondo – tra cui Milano, il portale è stato lanciato nel mese di agosto e a breve partirà la prima campagna, rivolta ai sindaci, affinché rendano le loro città condivisibili.

È presto per dire se le iniziative di Peers avranno successo, ma di certo l’organizzazione rappresenta l’espressione di una necessità più generale, presente e crescente, di adattare il contesto legislativo offline alle realtà che nascono sul web, per favorirne lo sviluppo invece di essere d’ostacolo.