
“Trasforma il tuo telefono in un vero e proprio assistente magico” si legge nella presentazione dell’app Atooma, in grado di automatizzare le funzioni eseguite abitualmente sul proprio smartphone in modo da risparmiare tempo e creare nuove funzionalità senza difficoltà. Il principio di funzionamento è semplice ed è basato sul meccanismo dell’IF-DO: se (IF) accade un determinato evento, esegui (DO) una certa azione.
Questa app è italiana, gratuita (si può scaricare dal market Google Play) ed è la migliore al mondo (vincitrice del premio Best App of the Year al Mobile World Congress 2013, il più importante evento al mondo sulla telefonia mobile). Abbiamo incontrato Francesca Romano e Gioia Pistola, rispettivamente amministratore delegato e direttore marketing di Atooma.
“Atooma” ha un significato particolare?
Gioia: inizialmente si chiamava SIMPLE. Quando abbiamo deciso il nome del brand, ci siamo resi conto di aver trascurato dei passaggi importanti tra cui il dominio. Fortunatamente eravamo ancora in beta privata e non molte persone ci conoscevano. Alla fine abbiamo scelto Atooma grazie al suggerimento di un ex collega di Francesca: ci ha convinto perché è l’acronimo di A TOuch Of MAgic, un tocco di magia sul tuo smartphone visto che fa accadere delle cose in modo automatico rendendo il telefono un assistente magico. In più ricorda molto l’atomo e l’automazione ed entrambi fanno parte del DNA di Atooma: l’atomo, per com’è fatta l’interfaccia a sfera, l’automazione per la logica di funzionamento.
Come è nato Atooma?
Gioia: Atooma nasce da un’intuizione della tesi di laurea di Francesca per l’ISIA di Roma. L’idea si è poi concretizzata in Atooma grazie ad InnovAction Lab, un programma per aspiranti startupper molto buono in Italia. Io e Francesca ci siamo conosciute lì. L’obiettivo era di creare dei team multidisciplinari quindi persone con diversi background ed è per questo che ci siamo unite a Fabrizio Cialdea che è il responsabile tecnico e Andrea Meriggioli responsabile creativo. Finito il programma di formazione, abbiamo iniziato grazie ad Enlabs, un programma d’incubazione. EnLabs ci ha permesso di partire con una beta privata ed è stata molto importante perché è uno dei primi incubatori in Italia.
Quanti utenti avete?
Gioia: in questo momento circa 120mila utenti.
Che linguaggio di programmazione avete utilizzato?
Gioia: Atooma è stato sviluppato su piattaforma Android ed è stato utilizzato il linguaggio Java. L’applicazione ti permette di creare delle mini-app automatiche per il telefono che si possono condividere. C’è una community, dove alcune persone pubblicano quello che hanno creato e altre lo scaricano. Quindi c’è anche una componente server molto importante e per quella è stato utilizzato PHP.
La scelta di Android è definitiva o avete in programma di aprirvi ad altri sistemi operativi?
Gioia: non è una scelta definitiva e siamo pronti ad aprirci ad altri sistemi operativi. Per ora stiamo incentrando le nostre risorse su Android perché ci sta dando molte opportunità a livello di mercato e d’investimenti. Essendo poi Android un sistema aperto ci permette di fare delle cose molto più avanzate a livello di programmazione rispetto ad altri sistemi concorrenti dove, probabilmente, saremmo un po’ più limitati e non potremmo offrire all’utente la stessa esperienza di utilizzo.
Atooma è visto da alcuni come un’applicazione per smanettoni che attira poco il grande pubblico. Come rispondete a questa critica?
Gioia: è una critica che dobbiamo accogliere ma per noi non è un segno di debolezza. Quando siamo partiti era il nostro obiettivo perché quello che ci serve è far crescere la community. Una volta che questa cresce e le persone creano mini-app, noi possiamo capire le cose che vanno per la maggiore nel mondo geek e queste piaceranno sicuramente agli utenti meno smanettoni. Abbiamo individuato dieci casi d’uso che sono tra quelli più creati e più scaricati e su quelli faremo delle campagne di marketing mirate.
Quali sono secondo te le tre configurazioni da consigliare a chi ci legge?
- Quella che quando arrivo in ufficio o a casa fa partire un sms o una mail per avvisare una persona specifica
- Lo shake (agitare) per chiamare un contatto preferito, utile quando si è alla guida perché shakerando lo smartphone si può chiamare una persona
- Un’altra è quella per cui quando sto guidando e ho l’auricolare inserito, se ricevo mail, sms o messaggi da whatsapp, il telefono li legge con comandi vocali
Francesca, tu che sei la madrina di Atooma, cosa speri per il suo futuro?
Francesca: Atooma non è soltanto un’app, con Atooma ti puoi porre tra il sistema operativo del cellulare e le altre applicazioni, quindi attualmente lo stiamo vendendo come un tool, uno strumento con cui i ragazzi più geek, riescono a creare cose nuove per personalizzare sempre di più l’interfaccia. In realtà quello che può diventare, ed è la strada che noi vogliamo percorrere, è una sorta di market ovvero un ambiente in cui oltre a costruire nuove funzionalità, queste possono essere messe in vendita. Da questo punto di vista, esserci concentrati finora su un target più geek ci è stato propedeutico al fatto che da quello prendiamo gli spunti più interessanti con cui proporci al mercato di massa. Così passeremo dal vendere l’app come tool di creazione, al vendere l’app come ambiente di condivisione e quindi le funzionalità di Atooma create dagli utenti saranno distribuite. Un’altra opportunità di business è quello dell’ambiente della domotica: andare a creare un framework che non solo gestisce applicazioni e funzionalità del telefono ma anche quelle della vita casalinga con gli oggetti domestici connessi alla rete che possono parlare attraverso Atooma.
Questa è solo un’idea o ci state già lavorando?
Francesca: stiamo già lavorando su tutte le cose che ti ho detto, sia lato marketing, cercando di capire attraverso una customer discovery (NdR: individuazione dei potenziali clienti) cosa gli utenti vogliono di più, sia lato domotica creando delle versioni sperimentali di Atooma; abbiamo fatto dei casi d’uso con un’altra startup italiana che sviluppa smart object creando delle piccole regole del tipo “se la mia finestra viene aperta allora mandami un sms” oppure “ se esco di casa, spegni tutte le luci”, “se entro a casa, attiva il riscaldamento automaticamente”. Naturalmente abbiamo bisogno di un partner per la distribuzione, per andare sul mercato rispetto a questo aspetto. Per ora, a livello tecnico, l’abbiamo implementato ed è molto interessante.
Qual è il vostro mercato?
Francesca: Atooma è italiana però l’Italia non è il nostro mercato. Abbiamo una sede anche a San Francisco che per il momento è più una sede legale piuttosto che operativa. Quello che abbiamo riscontrato, avendo passato parecchi mesi a San Francisco, è che lì l’applicazione viene capita meglio e soprattutto ne viene apprezzato il potenziale.
Rispetto al dibattito che c’è nel nostro Paese sulla fuga dei cervelli, l’Italia vi offre gli strumenti per stare qui e continuare a crescere?
Francesca: l’Italia dovrebbe fare più business all’estero. Io invito chi ha un’idea e ha veramente voglia di realizzarla, a mettersi in gioco. Sicuramente molto si deve alle capacità personali ma più di tutto conta la determinazione e lo spirito di sacrificio. Abbiamo faticato e fatichiamo tantissimo però le opportunità ci sono. Innovaction Lab è stato utilissimo, lo consiglio a tutti i ragazzi e le ragazze con cui parlo, prima di tutto perché è gratuito e poi perché è veramente valido. È uno dei pochi corsi che ti insegna cosa dire e cosa devi sapere per presentarti con un’idea di progetto a un investitore. Il secondo step è stato Luiss EnLabs, un incubatore acceleratore, uno dei primi in Italia, che dopo una selezione accurata finanzia le startup valide.
Dopo Atooma qual è l’applicazione per smartphone di cui non potete fare a meno?
Gioia: A parte Facebook, Swift Key che fa keyboard smart, ovvero un utilizzo veloce e intelligente della tastiera del telefono.
Francesca: Instagram e Foursquare.
E voi l’avete già provata? Cosa ne pensate?
intanto la scarico e la provo. Poi vi faccio sapere. 🙂
L’ho provata per circa un mese, adesso ce l’ho ancora installata ma non la uso più: l’ho sostituita con AutomateIt con cui mi trovo meglio.
Atooma è molto carina, ha un’interfaccia gradevolissima e intuitiva, è simpatica, colorata e accattivante …. ma sul mio Samsung S3 faceva pasticci. In particolare l’ho trovata poco precisa nel capire la posizione, perché ha solo un trigger di ingresso/uscita da un’area, poi però non capisce se sei ancora dentro o no. A volte non si accorgeva nemmeno della transizione, perciò non mi faceva i settaggi corretti, probabilmente perché si basa solo sul GPS.
AutomateIt invece usa anche le celle a cui si aggancia il cell e info dalla rete per localizzare la posizione, ed è estremamente preciso, non gli sfugge nulla.
Spero che gli autori di Autooma leggano e possano migliorarla, perché l’app mi piaceva moltissimo (infatti non l’ho disinstallata, ogni tanto la rimetterò su per testarla). Spero che maturi in fretta, ha moltissime potenzialità.
Ciao sono uno degli iniziali incubatori, riferirò a francesa e Gioia 😀 grazie Ilaria