Sharing Economy: Airbnb, Carpooling e gli altri

Sharing Economy: Airbnb, Carpooling e gli altri

Aprire la porta di casa a degli estranei, dare un passaggio in auto a qualcuno che non si conosce, noleggiare la propria bici a un vicino. Eventi del tutto impensabili fino a poco tempo fa, ma che oggi costituiscono una realtà sempre più diffusa grazie alla nascita della cosiddetta Sharing Economy.

Perché acquistare un bene, quando lo si può noleggiare?

Prediligere l’accesso rispetto al possesso sembra essere la tendenza di coloro che decidono di utilizzare servizi come Carpooling – che consente di cercare e offrire passaggi in auto, Uber – servizio di auto con autista, recentemente sbarcato in Italia di cui abbiamo già parlato, e Neighborgoods – piattaforma per il noleggio tra vicini di casa.

Tutto ha un prezzo, e può essere utile – specie in tempi di crisi come questo – mettere a disposizione un proprio bene o fornire un servizio per avere una piccola entrata extra. Non è un caso, come sottolinea l’Economist in un recente articolo sull’argomento, che molte di queste realtà di intermediazione siano nate tra il 2008 e il 2010, subito dopo l’inizio della crisi finanziaria globale.

Siti come Airbnb, Roomorama e Wimdu consentono di ricercare sistemazioni in tutto il mondo, per tutte le esigenze e soprattutto per tutte le tasche.

Attraverso un sistema di prenotazione del tutto analogo a quello dei siti che raggruppano e confrontano gli hotel, si controlla la disponibilità, si effettua la prenotazione, ma la somma pagata viene accreditata a colui che ospita solo il giorno successivo al check-in, in modo da consentire di verificare l’effettiva corrispondenza dell’alloggio con quanto visto sul sito. Airbnb dispone anche della possibilità di far verificare il proprio annuncio e presentare al meglio la stanza o l’appartamento grazie all’intervento di un fotografo professionista.

Peer to peer is the way!

Perché scegliere un albergo anonimo, quando si può condividere la casa con qualcuno del luogo che si decide di visitare, ricevere consigli e scambiarsi opinioni? La Sharing Economy è un fenomeno che nasce e si sviluppa grazie alle possibilità offerte dai social network, e quindi ha alla base un forte incentivo alla creazione di rapporti interpersonali e la volontà di bypassare i canali tradizionali.

I social media, la geolocalizzazione e i pagamenti online offrono possibilità di verifica e maggiore sicurezza nelle transazioni tra privati. Airbnb offre anche un’assicurazione a coloro che mettono in affitto la propria casa, per garantire un’ulteriore tutela.

L’Italia rimane ancora oggi una meta turistica molto ambita, e i dati lo confermano. Nel nostro paese Airbnb ha appena raggiunto i 430mila utenti e i 30.000 alloggi messi a disposizione, con una crescita esponenziale nel 2012 (+650%) che è stata anche la più alta registrata in Europa. Sempre l’anno scorso è stato aperto l’ufficio italiano a Milano e recentemente anche il principale quotidiano economico italiano si è accorto del fenomeno.

Ma non ci sono solo note positive. Questi servizi pongono questioni di natura legale e fiscale, e si devono confrontare – e spesso si scontrano, con le diverse legislazioni nazionali e locali. In alcuni casi invece, come è successo a Uber nel nostro paese, finiscono nel mirino delle lobby che storicamente forniscono servizi analoghi – nel caso specifico, i tassisti.

E allora, quale futuro possiamo prevedere per le aziende della Sharing Economy?

L’Economist, sempre nell’articolo citato in precedenza, prefigura la nascita di un modello “misto” e la loro inglobazione da parte delle realtà leader dei rispettivi settori di mercato.

Personalmente ho utilizzato spesso questi servizi, mi sono trovata bene e spero di poter continuare a farlo alle stesse condizioni. E voi?