
Scuola e famiglia si trovano oggi a fronteggiare una grande sfida educativa determinata dalla rivoluzione tecnologica in atto.
Secondo EURISPES e Telefono Azzurro, che hanno da poco pubblicato l’Indagine conoscitiva sulla condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza relativa al 2012, i nostri ragazzi sono sempre più connessi. Il divario col mondo degli adulti, quando si parla di nuove tecnologie, è in crescita. I bambini intervistati ritengono che i propri amici – nonostante la giovane età – sappiano utilizzare Internet più dei propri genitori e dei propri insegnanti.

Foto di Khya – licenza BY-NC-ND
Leggendo questi dati assume particolare rilevanza la questione della formazione all’uso critico di Internet, sulla quale la scuola dovrebbe aprire un dibattito serio e intervenire con urgenza per contrastare e prevenire i rischi a cui i nostri ragazzi sono esposti, ma soprattutto per renderli consapevoli delle enormi potenzialità che la Rete può offrire, e non solo da un punto di vista didattico.
Quando ero alle mie prime esperienze come insegnante, nella scuola si era ancora molto distanti sia dall’idea di una progressiva digitalizzazione che tantomeno – mi pare ovvio – da un dibattito sui potenziali pericoli della Rete. Pochissimi insegnanti erano “navigatori” pur essendolo già parecchi dei loro studenti.
Oggi le cose sono cambiate, come indicato nell’indagine del 2012, Internet è presente in quasi tutte le case dei nostri alunni e – per fortuna – anche in molte scuole. La possibilità di accedere alle informazioni, ma anche ai molteplici servizi offerti dal Web, è diventato un requisito imprescindibile dell’azione didattica dell’insegnante che interagisce con i “nativi digitali”. E aggiungerei anche del genitore che spesso digitale non è – come non lo è ancora una parte rilevante del corpo docente – ma che è costretto a diventarlo in fretta per il bene e per la salvaguardia dell’integrità fisica e virtuale – presente e futura – dei propri ragazzi.
Convenuto che i nostri bambini e adolescenti hanno assolutamente bisogno di essere istruiti sul bene e sul male che si può trovare in Rete e che non vanno lasciati soli nella scoperta e nella pratica delle attività più “basic” offerte dal Web, così come di quelle più elaborate, io mi domando:
come sarà possibile realizzare tutto ciò se nella maggior parte degli educatori manca o non è ancora del tutto matura la consapevolezza delle reali ed effettive potenzialità di Internet – per altro sempre in progress e difficili da seguire anche per un utente esperto – e di conseguenza dei suoi rischi?
Un esempio. Io docente di lettere in una seconda media sono iscritta a Facebook da circa quattro anni, lo sono anche tutti i miei ventidue alunni che già dai primi giorni dell’anno scolastico mi chiedono l’amicizia; in questa classe solo tre docenti su dieci sono utenti esperti di Facebook, tra i non esperti quattro non hanno mai navigato in Internet, una non sa usare il computer!
Dopo un po’ di tempo imparo a conoscere meglio i miei ragazzi anche grazie ai post, alle foto e ai video che pubblicano: la maggior parte sono innocenti e innocui, molti divertenti, alcuni intelligenti (gioisco per questo!). Una ragazzina particolarmente “evoluta” comincia a pubblicare foto di sé un po’ sconvenienti (a mio giudizio), la contatto con un messaggio privato e glielo faccio notare; parte allora un dialogo educativo tra me e lei svolto in prevalenza con messaggi e chat (uso il mezzo che loro preferiscono e attraverso il quale si aprono con più disinvoltura). Riesco a farle capire il suo errore, ci diamo appuntamento nel laboratorio di informatica della scuola e insieme eliminiamo le foto (fortunatamente solo due) sostituendole con altre meno “provocanti”.
Indago sulla sua situazione familiare e scopro che, durante il giorno, è affidata alla nonna ottantenne che vigila sulla casa e sui nipoti mentre i genitori sono fuori tutto il giorno per lavoro. Convoco la mamma e il papà ed espongo loro l’accaduto, ma mi pare non ne afferrino la gravità, anche perché sembrano non capire la lingua che parlo! Infatti mi spiegano, quasi a volersi giustificare, che non hanno tempo per il computer e che di Facebook hanno solo sentito parlare ma non sanno come funziona, quindi acquisisco la “drammatica” consapevolezza che tra gli adulti più vicini alla ragazzina (genitori, nonna, altri insegnanti) sono l’unica che – ahimè – aveva i mezzi per accorgersi di un episodio così e prevenirne di peggiori!
Bene, la storiella me la sono inventata, ma i personaggi no! Questa storia dunque è finta, ma perfettamente verosimile.
È evidente che ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza educativa che va affrontata velocemente e che richiede un’adeguata formazione dei docenti e – più in generale – degli educatori. La scuola ha l’obbligo di mettere i propri alunni nella condizione di essere fruitori coscienti e competenti di questo potentissimo e indispensabile strumento di conoscenza, comunicazione e condivisione che è il Web. Ma soprattutto ha l’obbligo di formare ed informare i genitori perché spesso è proprio tra le mura domestiche che i ragazzi sperimentano “navigazioni ardite e frequentazioni imprudenti” che potrebbero rivelarsi “rischiose” per la loro sicurezza.
Vista la stringente attualità del problema, è sempre la Rete a proporci ricerche e siti di associazioni che si dedicano all’informazione e prevenzione:
Per docenti e genitori che volessero approfondire è possibile scaricare gratuitamente in formato PDF o ePUB Le reti nella Rete di Michele Facci.
Di recentissima pubblicazione – di Michele Facci, Serena Valorzi e Mauro Berti – un libro dedicato interamente ai genitori alle prese con figli ipertecnologici, Generazione cloud. Essere genitori ai tempi di Smartphone e Tablet.
I nostri ragazzi, per navigare sicuri,non hanno bisogno di scialuppe di salvataggio, ma di qualcuno che indichi loro la rotta.
Fra i suggerimenti indicherei anche il libro scritto da Mauro Ozenda e Laura Bissolotti “Sicuri in Rete” (www.sicurinrete.com). Un manuale/guida circa l’uso sicuro,legale e consapevole delle nuove tecnologie scritto in un linguaggio accessibile a tutti. La tematica viene affrontata non solo da un punto di vista tecnologico ma anche psico-pedagogico e legale.
Sicuramente è una grande sfida educativa. Oggi i ragazzi sono seguiti dai loro insegnanti tramite internet, si scambiano compiti, correzioni, verifiche e inviano al professore le ricerche delle varie materie, risparmiando tempo e avvicinandosi pian piano in maniera seria al mondo tecnologico.
Anch’io sono una docente con la “passione” per la tecnologia e la scrittura. Porto in classe le mie curiosità e le sperimento costruendo esperienze di apprendimento con i miei allievi.
Ho utilizzato con ottimi risultati questi “auto-spunti”
http://lacittadinanzadigitale.blogspot.it/2013/01/social-network-proteggersi-e-partecipare.html
http://lacittadinanzadigitale.blogspot.it/2013/02/una-scuola-al-contrario.html
http://lacittadinanzadigitale.blogspot.it/2013/02/come-difendersi-dal-cyber-bullismo.html
e condotto (con pochi mezzi …. ma molto entusiasmo e soddisfazione) progetti come questi
http://ilnativodigitale.blogspot.it/p/blog-page.html
http://legalialsudandria.blogspot.it
Che ne pensate?