Donne e lavoro, gioie e dolori. Più dolori che gioie visto che dal 2008 ad oggi la situazione dell’occupazione femminile non è cambiata e vede solo il 47% di lavoratrici (58% al nord,  30% al sud), con un 20% che lascia il lavoro dopo il primo figlio (non parliamo poi di quel che accade se ne arriva un secondo). I dati del Global Gender Gap 2012 (il rapporto internazionale sul divario di genere pubblicato del World Economic Forum) posizionano l’Italia all’80simo posto, arretrata in molti ambiti (opportunità e partecipazione alla vita economica 101° posto, salute 76°, solo per citare due esempi). Womenomics non solo vuole porre l’attenzione su queste problematiche ma appoggia la prima esperienza di coworking italiana, PianoC, che si inaugurerà a Milano il prossimo 10 dicembre.

Abbiamo intervistato Francesca Panzarin, fondatrice e coordinatrice di Womenomics e co founder di Piano C per capire che un’alternativa a non lavorare per dedicarsi alla famiglia o al lavorare con il perenne senso di colpa è possibile.

Che cosa vuol dire Womenomics?

Womenomics è un neologismo coniato dall’Economist nel 2006 per definire la teoria economica secondo la quale il lavoro delle donne è oggi il più importante motore dello sviluppo mondiale. La nuova formula della crescita economica si può riassumere in quattro parole: donne, lavoro, economia, fecondità. Secondo gli studi più recenti in Italia per ogni 100 donne che entrano nel mercato del lavoro si creano 15 posti aggiuntivi di lavoro e di occupazione. L’ingresso nel mercato di 100 mila donne oggi inattive farebbe quindi crescere il nostro PIL di 0,3 punti l’anno. Ogni donna che inizia a lavorare, infatti, avrà necessità di delegare il lavoro “di casa” ad altri: spesa e commissioni, cura dei figli, degli anziani, della casa. In questo modo ogni donna occupata genera nuove domande di lavoro in altri settori. Womenomics significa benessere e crescita per tutti, non solo per le donne.

Che cos’è Womenomics.it?

Diventata dirigente in una grande azienda italiana ho voluto capire meglio perché il mio approccio al lavoro e ai rapporti interpersonali era così diverso da quello dei miei colleghi maschi e dal mio capo. Perché dovevo essere costretta ad alzare la voce per far valere la mia idea? Perché nessuno finora aveva protestato se una riunione era fissata alle 18.30? Perché gli altri dirigenti uomini parlavano del “mio progetto” e io del “progetto della mia squadra”? Dalla discussione su questi temi con un gruppo di amiche è nata l’esigenza di raccogliere e condividere le nostre riflessioni in rete. Essendo tutte donne tra i 36 e i 41 anni, abbiamo poca esperienza di manifestazione piazza ma molta dimestichezza con Internet e i social network. E’ nato così nel 2008 Womenomics.it, un sistema online (sito, blog, canale YT, FB, TW) di informazione e community sul tema donne-lavoro-economia.  Oggi collaboriamo con associazioni, aziende e istituzioni su progetti per la valorizzazione dei talenti femminili. Quest’anno abbiamo lavorato con Se Non Ora Quando per realizzare la loro app e con Microsoft per i video del canale economia di Web@femminile. Recentemente abbiamo avviato un interessante reportage sul tema donne&media andando a chiedere alle direttrici delle riviste femminili la loro opinione sulla donna italiana di oggi e quale spazio viene dato al tema del lavoro nel loro giornale. Il gruppo funziona in modo libero e destrutturato: poiché ciascuna di noi ha un suo lavoro e una famiglia, ognuna dà il suo contributo in termini di idee e di tempo quando può farlo.

Il 10 dicembre inaugura PianoC. Di cosa si tratta?

In Italia è più che mai necessaria una nuova cultura del lavoro e nuova organizzazione del lavoro. Proprio per questo Womencomics.it è partner di PianoC,  la prima esperienza in Italia e nel mondo di spazio di lavoro nato per “cambiare il lavoro”.  Piano C è la “terza via” verso un modo di lavorare nuovo, che mette in discussione alcune regole per riattivare risorse lasciate indietro da meccanismi organizzativi obsoleti. Se il piano A è lavorare soltanto e il piano B è dedicarsi solo alla famiglia, il piano C mescola le carte e li abbraccia entrambi, proponendo un formato nuovo, più flessibile, efficiente e, crediamo, felicitante. Il progetto pilota, dedicato alle donne (uomini ammessi solo con bimbi al seguito), apre le porte a Milano e ospita su 250 metri quadri: 14 postazioni di coworking, 6 sale multifunzione, due aree dedicate ai bambini e tutti i servizi che consentono a chi vi lavora di “rimettere insieme tutto”, non isolando più il lavoro dalla vita. La chiave sta nella community e nella varietà dei servizi a disposizione: le libere professioniste, le imprenditrici e le dipendenti d’azienda che lavorano a piano C mettono in comune risorse ed esigenze, e piano C risponde con “servizi salvatempo” (lavanderia, spesa, bollette), corsi di formazione, momenti di intrattenimento, spazi di relax, convenzioni con il quartiere e così via. Dietro all’idea di piano C ci sono cinque donne che hanno sperimentato in prima persona come le regole che oggi governano il mondo del lavoro, lungi dal renderci più efficienti e produttivi, ci complicano la vita e ci rubano tempo, spesso finendo con l’obbligarci a scegliere dei compromessi che sottraggono risorse all’economia e frenano la crescita delle persone.

Quali sono per le donne gli aiuti reali che avete individuato? Esistono aziende o Enti pubblici in Italia che li hanno previsti?

L’elemento che fa la differenza nella vita di una donna (ma anche di un uomo) è la flessibilità organizzativa, intesa sia come orari flessibili che come spazi flessibili. PianoC propone spazi di lavoro aperti e proposte di utilizzo che ciascuno può personalizzare sulla base delle sue esigenze. Pensando al mondo dell’impresa, anche in Italia esistono aziende family friendly che propongono ai loro dipendenti soluzioni per migliorare il benessere lavorativo e favorire la produttività. Parliamo di multinazionali ma anche di aziende italiane che hanno elaborato progetti di work-life balance innovativi. Pensiamo ad esempio al job sharing aziendale di Luxottica, al servizio di babaysitting telefonico di Vodafone, al progetto 90 giorni di Unicredit per venire incontro alle esigenze di gestione dei bambini quando la scuola è chiusa, al programma di counseling e di integrazione retributiva per le donne in maternità di Tetrapak. Anche il settore pubblico sta muovendo i primi passi: l’assessora al Benessere, Qualità della vita, Sport e tempo libero del Comune di Milano ha proposto flessibilità oraria nel lavoro che permetterà ai dipendenti, all’interno dei diversi uffici, di organizzarsi con turni e sistemi di compensazione su base mensile per garantire il monte orario di lavoro previsto e l’operatività dei servizi, partendo da un minimo di cinque ore di lavoro al giorno.

Per le donne conciliare lavoro e famiglia senza cambiare pianeta è possibile. Semplicemente cambiando piano.