claire wardle

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Esiste una ricetta per far grande e partecipata una community attraverso l’uso dei social network? Sicuramente no, altrimenti tutti la seguirebbero senza sentire la necessità di parlarne. Gli ingredienti però e i modi per dosarli al meglio non sono segreti. E a “metterli sul tavolo” ci ha pensato Claire Wardle con un workshop tenutosi al Festival Internazionale del Giornalismo. Consulente esperta di social media, ricercatrice e docente, la Wardle, che attualmente lavora per Storyful, nel 2011 è stata responsabile per conto della BBC  del social media training programme che ha visto la formazione di oltre 3mila giornalisti.

L’informazione, inutile negarlo, è cambiata da quando i redattori di giornali e blog hanno capito che possono affacciarsi agli strumenti sociali non solo per postare il link al proprio articolo (“assolutamente da evitare”), ma soprattutto per coinvolgere il pubblico nella ricerca della notizia e della storia da scrivere oltre che nel confronto su ciò che si è scritto. Tutto questo instaurando un rapporto di interazione costante con la propria community.

“Finché stare su Facebook e Twitter – afferma la Wardle – sarà per chi scrive una parentesi a fine giornata non sarà possibile costruire una solida community. L’interazione con i potenziali lettori nei social network deve diventare una irrinunciabile abitudine”.

Il processo di costruzione della notizia attraverso chi legge non è certo facile, deve essere guidato, programmato, curato. Non ci si improvvisa animatori di una community. Solo investendo tempo ed energia si ottengono risultati. Ecco allora le regole da seguire per costruire solide fondamenta:

  • coinvolgere i lettori ponendo domande semplici. Inutile chiedere come risolvere la crisi economica mondiale, chiedete piuttosto di postare un’immagine, un video, un commento su un fatto accaduto;
  • fornire istruzioni chiare e dettagliate per condividere informazioni, foto e video. Mai dare per scontato che i frequentatori della community abbiano un buon grado di confidenza con le nuove tecnologie;
  • far sentire tutti considerati. Inutile chiedere “Cosa vorreste domandare a Tizio nell’intervista che farò alle 16?” e poi non porre le domande che arrivano dal “social” pubblico;
  • scegliere argomenti di interazione a “bassa barriera”, temi di cui la gente parla volentieri. “In Inghilterra, per fare un esempio, sarebbero tempo, sport e animali domestici”;
  • andare a pescare dove c’è pesce. La maggior parte delle persone frequenta Facebook e non Twitter. Non potete pensare di costruire una community rinunciando al social network in blu;
  • guardatevi intorno, prendete spunto dai casi di maggior successo nel giornalismo collaborativo (su Delicious è presente una bella collezione di buone pratiche);
  • respirate e soffiate. Usate i social media non solo per avere informazioni ma anche per diffonderle e condividerle con gli altri;
  • non incitate mai a mettere un Mi piace, ad essere il millesimo follower, a condividere per la centesima volta un contenuto. Se fate un buon lavoro le persone vi seguiranno senza abbandonarvi mai.