Alessandra Farabegoli by Stefigno

Alessandra Farabegoli by Stefigno

Alessandra Farabegoli, a common sense dispenser come recita il sottotitolo del suo sito, si occupa di comunicazione in Internet dagli anni ’90, da quando neppure si pensava al 2.0. Negli anni ha sicuramente accumulato l’esperienza giusta per poter raccogliere e divulgare gratuitamente l’interessante e-book “Manuale di buon senso in rete”, che contiene preziosi consigli di buona comunicazione online.

Là fuori nell’online è in corso uno spettacolo di arte varia, di ignoranza, di folklore improvvisatorio”. Di questa frase, presente nella prefazione, quanto hai constatato con mano? E quale la possibile “terapia” per riportare le persone al buon senso?

La frase che Gianluca Diegoli ha scritto nella prefazione non è altro che una constatazione quotidiana: cerco un’azienda su Facebook e la trovo impersonata da un falso profilo individuale, leggo sui portali di recensioni dei giudizi palesemente “truccati”, trovo comunicati stampa che pubblicizzano siti inesistenti (a volte con domini non ancora registrati!), navigo in siti dai quali è impossibile ricavare una qualunque informazione utile, incontro traduzioni ridicole fabbricate con Google Translate. La prima terapia che bisognerebbe applicare è provare a guardare le cose che facciamo con gli occhi degli altri, e renderci conto di che figura stiamo facendo.

Quale tra i consigli che hai suggerito nell’e-book ritieni sia il più importante? E il più disatteso?

Il consiglio più importante è quello di ascoltare prima di parlare. Molti pensano che “comunicazione” sia sinonimo di “parlare agli altri”, invece comunicare significa prima di tutto capire – gli altri, il contesto, i codici linguistici – e solo in un secondo momento esprimersi. Il consiglio più disatteso? Misurare i risultati di quel che si fa. Le persone hanno paura di misurare e di misurarsi, perché hanno paura di sbagliare, ma senza errori e test non è possibile migliorare.

Che ruolo pensi possano avere gli e-book nella scuola e nella formazione degli adulti? E quali sono le condizioni necessarie a far cambiare abitudini di lettura alle persone?
Io sono sempre stata una “grande lettrice”, di quelle che fanno la fortuna delle case editrici e ho trovato del tutto naturale trasferire gran parte delle mie letture sul Kindle (tanto che appena uscito Alessandra scrisse una recensione proprio per Girl Geek Life ndr), anche se continuo a comprare e sfogliare libri in tutti i formati. Gli e-book sono un’ulteriore piattaforma di distribuzione della cultura e dell’informazione, renderanno più comodo e veloce accedere ai libri e, per quanto riguarda la scuola, penso e spero che edizioni elettroniche costantemente aggiornate possano sostituire gran parte dei libri di testo di carta. Le persone cambieranno abitudini inevitabilmente, per molti fattori: ci saranno ebook reader sempre migliori e più economici, le case editrici “tradizionali” in parte si evolveranno e in parte verranno affiancate – e a volte scavalcate – da nuovi editori e dall’autopubblicazione e, prima o poi, anche gli insegnanti italiani capiranno che è meglio spendere soldi in aggiornamento che in fotocopie.

A volte la gente è portata a pensare che per le cose virtuali, online ci si possa “attrezzare” da soli, un po’ cercando su Google, consigliandosi con degli amici, leggendo qualche spunto a destra e a manca. Non pensi che invece l’aiuto di una figura professionale che conosce gli strumenti messi a disposizione nel Web sia indispensabile per chi si vuole “affacciare” ad Internet senza perdere tempo? Qual è il rischio per i “net-imprenditori faidate”?

Ci sono cose che non ha senso fare da soli, semplicemente perché per farle bene occorre tempo, competenza e specializzazione: tuttavia credo che non sia possibile né efficace “esternalizzare” tutto e che un imprenditore / manager / professionista dovrebbe farsi affiancare da uno o più professionisti, ma per crescere e imparare in prima persona, non per delegare e basta. Poi la mia visione è condizionata dal fatto che io, per storia e per scelta, non lavoro quasi mai con le grandi aziende, ma preferisco avere come clienti realtà più piccole dove il cambiamento può essere più incisivo e radicale, e, nelle realtà piccole, i silos non funzionano e la conoscenza deve essere il più possibile diffusa, anche e soprattutto su marketing e digitale.

Aggiungeresti qualche altro libro all’elenco dei suggeriti presente nell’ultima parte del tuo e-book?
Oddio, di libri da leggere ce ne sono tantissimi! Fra gli editori italiani, Apogeo ha una collana di manuali pratici essenziali ma molto ben fatti, fra cui Twitter di Federica Dardi e Linkedin di Antonella Napolitano. Nella mia “todolist” ci sono Social Media ROI di Vincenzo Cosenza, un po’ dei capitoli di Viaggi in rete di Roberta Milano e Mario Gerosa, e finire una buona volta Web Analytics 2.0 di Avinash Kaushik , che mi studio un po’ alla volta!

Per concludere, consigliaci: 3 blog da leggere con costanza, 3 persone da seguire su Twitter, 3 gruppi ai quali iscriversi su Linkedin, 3 pagine da visitare su Facebook per avere dei buoni spunti.

Forse vi deluderò: il mio consiglio non è di aggiungere, ma di sfoltire. Aprite il vostro feedreader ed esaminate con occhio critico i vari blog a cui siete iscritte: e, quando vi accorgete che di un feed scorrete gran parte dei titoli senza aprirli, disiscrivetevi. Lo stesso fatelo con un po’ di utenti Twitter, quelli che vi affollano la timeline di rimandi di notizie che tutti già sappiamo; e fate anche regolarmente pulizia delle pagine Facebook che non vi interessano e dei contatti e amicizie accettati (su Facebook, LinkedIn e qualunque altro social network) solo per la pigrizia di non dire di no. Solo se “fate spazio e silenzio” riuscirete a far entrare nuove idee nella vostra testa e nella vostra vita.