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Uno studio pubblicato il 3 febbraio 2011 rivela che, nei prossimi decenni, il Regno Unito sarà teatro di un’esplosione di imprese femminili, guidate da una generazione di intraprendenti donne ‘a caccia di fortuna’ (in inglese “World is my oyster”, WIMO – n.d.t.). L’Avon Inspiring Tomorrow’s Women Report, commissionato dalla Avon Cosmetics Limited e prodotto dalla dottoressa Alexandra Beauregard della London School of Economics, indica che il numero di donne imprenditrici è destinato a raddoppiare nei prossimi anni.
La ricerca condotta da Dubit su un campione di 2000 giovani tra i 16 e i 24 anni suggerisce che le donne imprenditrici, nell’arco dei prossimi 20-30 anni, potrebbero rompere la barriera di genere nel mondo dell’impresa, con almeno il 60% delle giovani donne WIMOs interessate a mettersi in proprio. In mercati in forte sviluppo come il Brasile, nel 2009 sono state più le donne che gli uomini a dare vita a nuove imprese, e questo potrebbe essere un trend globale.
“L’atteggiamento della generazione WIMO di imprenditori registrata dalla ricerca testimonia una predispozione al lavoro duro e a fare sacrifici per ottenere soddisfazione professionale”.
Delle giovani donne che hanno partecipato allo studio:
-il 72% ha detto di essere interessata ad essere il capo di se stessa
-l’85% ha detto che è importante avere un lavoro attraverso il quale si possa realizzare qualcosa di significativo
-il 61% è disponibile a fare due lavori contemporaneamente
-il 76% crede che il mercato del lavoro sia saturo, e molte credono che essere il capo di se stesse sia una valida alternativa all’attuale sovraccarico del mercato del lavoro
-il 57% considera i propri genitori come modelli per carriera e lavoro
-solo il 28% (contrapposto al 40% degli uomini) sente che ci sia sufficiente informazione da parte del governo per avviare la propria impresa
Sebbene la prospettiva di essere il capo di se stessi possa risultare ovviamente appetibile per giovani che non hanno ancora capito cosa questo significhi realmente, questo fattore, combinato alla visione negativa del mercato del lavoro e alla disponibilità a fare due lavori, uniti alla ricerca di soddisfazione professionale, dà vita a un quadro molto promettente per le future imprese femminili in mercati come quello inglese o nord-americano.
Purtroppo la sensazione di scarso supporto da parte delle istituzioni per gli imprenditori alle prime armi potrebbe rallentare il processo:
“In termini di fattibilità, abbiamo riscontrato che mentre il 40% degli uomini sente di avere sufficienti informazioni da parte della istituzioni per mettersi in proprio, solo il 28% delle donne prova la stessa sensazione. Quindi questo è un settore in cui si percepisce una divisione tradizionale di genere nel quadro dell’imprenditoria”. Ha dichiarato la dott. Beauregard a The NextWomen.
Dal punto di vista della motivazione, l’influenza della famiglia è fondamentale per la maggior parte delle future imprenditrici. Inoltre, avendo visto molte madri lottare per conciliare carriera e famiglia, il desiderio di maggior equilibrio tra lavoro e vita personale è palese per il 58% di giovani donne e uomini, concordi nel ritenere che la messa in proprio permetterà loro di costruirsi una vita al di fuori del lavoro.
Alexandra Beauregard spiega: “Ci sono molte ricerche che dimostrano che avere uno dei genitori imprenditori influenza la futura attività imprenditoriale. Abbiamo analizzato questo fattore più nello specifico chiedendo ai partecipanti se avessero un qualunque membro della famiglia (zii, sorelle, nonni, cugini, etc…) che lavorasse in proprio. Questo fattore è emerso come determinante nella scelta di avviare una propria attività. Ma ancora più importante è stata la percezione che il mettersi in proprio permetterebbe di costruire una vita fuori dal lavoro. Questo fattore è emerso come il dominante tra i giovani uomini e il secondo più importante tra le giovani donne”.
Dallo studio della dott. Beauregard emerge che la combinazione di un mercato del lavoro in declino, la ricerca di indipendenza, controllo e soddisfazione combinate con la necessità di una maggiore flessibilità tra lavoro e vita extra-lavorativa potrebbero portare molte più giovani donne inglesi a iniziare una loro attività in proprio.
Con l’85% delle donne alla ricerca di un lavoro che permetta loro di “realizzare qualcosa di significativo”, possiamo sperare che le donne imprenditrici del futuro non daranno vita solo a imprese femminili, ma anche imprese sociali. I prossimi decenni potrebbero vedere il boom del settore benefico, con business profittevoli che risolvano problemi provenienti dal mondo del Non-Profit, gestiti da gruppi di dirigenti e staff equilibrati in termini di generi.
Il post originale di Joana è apparso su The Next Women il 3 febbraio 2011. Traduzione di Justine Bellavita