Coffee-Cup-ubuntu1 di Israelmgo

Coffee-Cup-ubuntu1 di Israelmgo

Ubuntu è un sistema operativo basato su Linux. È un sistema open source e quindi accoglie e promuove la filosofia del FLOSS,  una filosofia che fa della libertà, e della libertà di scelta in particolar modo, la chiave di interpretazione del mondo, e non solo del mondo informatico.

Linux for Human beings.

Ma Ubuntu è di più. È anche e spesso verrebbe da dire soprattutto, una comunità. È un insieme di persone, che nelle loro peculiarità, nelle loro diversità, va ben oltre la somma di ciascuno di esse.
La scelta di Ubuntu è stata, fin dall’inizio, caratterizzata dall’essere e dal voler essere user friendly: “Linux for Human beings”, o come è stato tradotto in italiano, “Linux per tutti”.

Questo approccio, significativamente differente rispetto a quello di molte altre distribuzioni Linux, ha comportato una modificazione profonda negli utenti-tipo, che non sono quindi sono esperiti di informatica, ma anche persone normali che lentamente si sono incontrate nelle piazze virtuali offerte dalla rete. Mailing list prima e poi IRC e forum a seguire, sono stati e sono ancora punti di accesso privilegiato dei nuovi utenti di Ubuntu.

La comunità di Ubuntu.

Allontanandosi quindi progressivamente da quella che era una comunità di informatica fatta di esperti, sono nate anche esigenze diverse in seno alla stessa comunità, che lentamente ha accolto non solo  sviluppatori quindi, ma anche traduttori, grafici, redattori di guide, persone capaci di dare supporto a chi si avvicinava a questo mondo.

La comunità di Ubuntu nasce all’interno dello stesso processo, è costituita dalle diverse comunità nazionali o linguistiche e ha uno scopo ben preciso: risolvere il bug numero 1.

Il bug numero 1.

Bug numero1: così Mark Shuttleworth, il papà di Ubuntu, ha chiamato il suo sogno di mettere un Ubuntu su ogni PC. Un sogno? O una concreta possibilità che va ad anticipare le tendenze del mondo informatico?

Certamente il mondo Open Souce presenta al momento degli aspetti indubbiamente attraenti e delle caratteristiche che non possono essere trascurate nel momento in cui si immagini il sistema del futuro.

A partire dall’indubbio vantaggio di avere un codice in costante evoluzione, continuamente sottoposto a un controllo accuratissimo da parte di migliaia di sviluppatori e testato da decine di migliaia di utenti che ne garantiscono la qualità e la pulizia, un codice che è possibile copiare, condividere, riutilizzare, impacchettare, cedere gratuitamente o anche vendere, al bisogno.

Le quattro promesse di Ubuntu.

In questo senso la proposta di Ubuntu è chiara e esplicitamente espressa dalle quattro promesse di Ubuntu:

  • Ubuntu non sarà mai a pagamento e non è prevista alcuna quota aggiuntiva per l’edizione “enterprise”.
  • Ubuntu comprende il meglio che la comunità del software libero offre in termini di traduzioni e infrastrutture per l’accesso universale, così da rendere Ubuntu utilizzabile dal maggior numero di utenti possibile.
  • Ubuntu è rilasciato regolarmente a scadenze previste; ogni 6 mesi viene resa disponibile una nuova versione che verrà supportata per almeno 18 mesi.
  • Ubuntu è votato completamente ai principi del software libero e open source; gli utenti sono incoraggiati all’uso, al miglioramento e alla diffusione del software libero e open source.

Semplici elementi che indicano le basi dell’architettura costituita da Ubuntu e dalla sua comunità.

Chi c’è dietro Ubuntu

Ubuntu infatti, è bene ricordarlo, nasce dagli sforzi convergenti di due soggetti: Canonical Ltd. che ne costituisce la parte commerciale e che attraverso i suoi investimenti assicura continuità, omogeneità e innovazione al sistema operativo garantendo gli alti standard qualitativi che lo contraddistinguono, e la comunità degli utenti di Ubuntu che contribuisce anch’essa fattivamente a vari aspetti dello sviluppo e della diffusione del Sistema Operativo.

Questa scelta da parte di Ubuntu porta come diretta conseguenza il fatto che il bacino di utenza di Ubuntu è, per forza di cose, ampio e variegato.

Ubuntu ha scelto di essere Linux per tutti ma perché questo sia davvero possibile, è necessario avvicinarsi agli utenti cercando di superare prima di tutto il gap linguistico.

Le comunità locali.

Ecco perché accanto alla comunità internazionale, naturalmente in lingua inglese, di poco successivamente alla nascita di Ubuntu si sono venute a formare le varie comunità locali.

Le comunità di Ubuntu si fondano su un doppio principio, la meritocrazia e quello che viene comunemente chiamato do-ocracy, ovvero il “peso” di ciascun membro dipende dal tempo e dalla qualità del lavoro che svolge all’interno della comunità.

Ogni aspetto dello sviluppo della comunità è rilevante e per questo le singole comunità sono divise in diversi gruppi di lavoro coordinate da un Consiglio della Comunità che fa riferimento al Community Council.

Le comunità in Italia

In Italia i gruppi della comunità si occupano del documentazione, del sito, di IRC e del forum (gruppi di supporto) della traduzione del marketing e dello sviluppo e i recenti gruppo Test e gruppo Ubuntu Women.

Questo ultimo gruppo in particolare, nato come branca localizzata del progetto internazionale ha lo scopo di avvicinare le donne al mondo di Ubuntu, creando le condizioni di un accesso e di un luogo di dibattito privilegiato.

La volontà di combattere ogni possibile discriminazione e di cercare di offrire a chiunque sia desideroso di partecipare alla comunità un clima sereno in cui lavorare, è stato recentemente riaffermato dall’approvazione di un codice contro le molestie, di qualsiasi tipo, fisiche e verbali, che viga in particolar modo durante gli USD, gli Ubuntu Developer Summit che regolarmente si tengono per far incontrare sviluppatori e contributor di tutto il mondo: un passo importante per la piena partecipazione di ciascuno, nel rispetto dei propri limiti e potenzialità.

Inizia da oggi una collaborazione con la comunità italialiana di Ubuntu. Il primo articolo l’ha scritto per noi Flavia Weisghizzi, responsabile della comunicazione di  Ubuntu Italia, membro ufficiale Ubuntu e del consiglio di ubuntu-it, è anche membro attivo del progetto Ubuntu Women.

Foto di Israelmgo