Ciao a tutte! Sono Leonora e oggi vorrei parlarvi di fotografia.

Vi avviso che l’essere fotoblogger non mi rende un’esperta su cui fare totale affidamento, ma visto che mi è stato chiesto provo a dire la mia 😉

Anzitutto l’assunto: ogni geek girl che si rispetti dovrebbe avere sempre in borsetta una macchina fotografica. Se non ce l’ha dovrebbe almeno sentirne il bisogno.

Sicuramente le “compattine” svolgono bene il loro lavoro, ovvero catturare tutto ciò che vi colpisce durante le vostre giornate stracolme di impegni. Ma alzi la mano chi non ha cominciato a sentire l’esigenza di andare oltre. L’esigenza di ottenere colori più colorati, profondità più profonde, ombre più tenebrose e luci più luminose. Bene, quasi tutte. Significa che siete pronte per fare il grande passo: comprarvi una Reflex digitale. Ma di come sceglierne una magari parliamo un’altra volta 😛

Quello di cui vorrei parlavi oggi è di come si possa usare il linguaggio della fotografia per comunicare.

Ah! Un altro assunto: tutto quello che vi sto per dire è frutto della mia personale esperienza e riguarda il modo con cui io vedo la fotografia. In effetti, spero che da questo post possano emergere altri punti di vista, altrettanto interessanti.

Allora, cos’è per me la fotografia: bloccare per sempre un pensiero, un’emozione, un’azione e renderla così condivisibile con chi non c’era. Oppure: fare esperienza di qualcosa e, se interessante, decidere di comunicarla a qualcuno. Oppure: fare memoria.

E come si fa a comunicare tramite una fotografia? Perché è vero che una foto dice più di mille parole, ma non tutte le foto sanno parlare. Mi permetto di elencarvi alcuni punti a cui cerco di fare attenzione io. Alcune cose le ho imparate negli ultimi mesi provando e riprovando, altre mi sono state dette da piccoli grandi maestri incontrati qua e là, altre forse sono intuizioni senza fondamento e quindi vi sfido a metterle in pratica così capiamo insieme se hanno senso o meno 😉

Non abbiate paura.
Di andare addosso alle cose e alla gente: tanto siete donne, basta un sorriso e ogni animo sarà quietato. Magari attaccate bottone con cortesia prima o dopo lo scatto. Vi assicuro che possono nascere una marea di bellissimi incontri inaspettati!

Siate protagoniste.
La conseguenza di avvicinarsi al soggetto è che il punto di vista dello scatto sarà in mezzo alla scena. Chi guarderà la foto si sentirà protagonista. Vi assicuro che ne vale la pena.

Cogli l’attimo: il tuo punto di vista.
L’inquadratura c’è, la luce c’è, la gente giusta c’è, posso scattare? Bè, sì, comincia a scattare così ti fai un’idea di come viene. Ma manca ancora qualcosa: il momento giusto. L’azione, ciò che darà senso alla tua fotografia. Quello che vuoi dire su quella situazione. E su questo hai tu il controllo. Sei tu la fotografa e la realtà che hai davanti non è indifferente ai tuoi occhi. Quando condividerai questo scatto con qualcuno, davanti a loro non ci sarà solo la realtà, ma anche il tuo sguardo su di essa.

L’attimo sfugge.
Non siate pigre! Se qualcosa vi colpisce fate un bel respiro, raccattate borsetta e amica e andate a scattare (l’amica potete anche abbandonarla, tanto alla decima volta imparerà a recuperarvi). Se avete notato qualcosa, molto probabilmente è perché si tratta di qualcosa di interessante, magari non per tutti, ma per voi, in quel momento, sì. E allora che senso ha perderselo per sempre? Nessuno. Muovete le chiappe. E in fretta perché l’attimo sfugge.

Vaglia tutto e trattieni ciò che vale.
Quando sei per strada, non preoccuparti di scattare decine di foto e non ti sognare di cancellarle al volo su quel micro-display, perché solo a casa, davanti a un bel monitor grande, potrai giudicarle. Giudicare, appunto, è l’altra importantissima cosa da fare. Ciò che vuoi dire con una foto emerge anche dal fatto stesso che hai condiviso proprio quella e non un’altra. Mi raccomando, scegli attentamente e non aver paura di scartare (i tuoi friends su flickr te ne saranno grati…).

Sposta qualche levetta.
Su Photoshop o “chi per esso”, una volta tornate a casa con il vostro bottino fotografico non vi resta che sistemare i bianchi, i neri, il contrasto, i colori e qualche altro valore. Ogni foto è da sistemare un po’: si tratta di valorizzare il vostro lavoro. In genere, sposto solo levette, non mi capita mai di levare rughe e occhiaie invadendo l’attività del fotoritocco…ma vabbè, liberi tutti 😉 Per saperne di più (e se, come me, usate Lightroom per il photo editing) potete andare a vedervi questo blog: Lightroom Killer Tips (ma ce ne sono mille altri!). Oppure cercate su Google.

Ecco, tutto qua. Io mi muovo così, anche in modo molto istintivo. A volte riesco a ottenere foto molto comunicative, altre volte no. E’ questione di allenamento e di sguardo sulle cose, credo.

Che ne pensate?

lyo

Leonora Giovanazzi è Digital Communication Consultant in Y2K Communication, dove si occupa di progettazione di esperienze utente e ambienti interattivi per il web. Nel tempo libero (e non) si ritiene fotografa “per necessità comunicativa”.