foto di Caramellamenta

Tiziana Martino, blogger per passione si occupa di contenuti all’interno di un’azienda di informatica per beni culturali.

Partiamo da un semplice assunto: l’arte ha la capacità di creare dipendenza in alcuni e profondo ribrezzo in altri, chi si immerge completamente anima e corpo e chi l’allontana senza mezzi termini.

Alzi la mano chi non ricorda la gita scolastica agli Uffizi come una noiosa giornata interminabile o chi ha visitato una mostra di arte contemporanea senza pensare “questo sono capace di farlo anche io!”.

Da alcuni anni però la storia sta cambiando. La diffusione sempre più capillare del web ha permesso a molti di accedere ad un sapere fino a poco tempo fa per pochi.

Il web 2.0 – poi – ha fatto il miracolo. Non solo ha portato a casa nostra immagini che mai ci saremmo sognati di vedere ma ci ha permesso di ascoltare un’opera d’arte, di entrare nella tela fino a sentirne l’odore, quasi a toccarla con mano.

Si chiama virtual museum e non è altro che un modo di avvicinare arte e pubblico attraverso la rete.

Vi chiedete come è possibile?

Facile. Molti musei si sono dotati non solo di sito internet (ormai banale) ma hanno accettato volentieri il supporto di altri strumenti tecnologici in grado di raggiungere quella fetta di pubblico altrimenti estranea.

Facciamo un esempio.

Solitamente gli adolescenti sono i più difficili da conquistare, presi dai loro cellulari sempre più tecnologici non si interesserebbero mai ad una visita archeologica.

Lo staff che cura il progetto di Musei in Comune Roma ha pensato di sfruttare a proprio vantaggio la situazione prendendoli  – per così dire – per la gola.

All’interno del museo dei Fori Imperiali, infatti, i ragazzi possono partecipare ad una vera e propria caccia al tesoro archeologica: lungo il percorso di visita visualizzano degli indizi direttamente sui loro cellulari attraverso speciali codici a barre di tecnologia Rfid e chi arriva primo vince!

Altro esempio di tecnologia a servizio dell’arte?

Provate a visitare il sito web del Moma o del Prado.

Potete scaricare gratuitamente tutte le tracce mp3 delle audioguide del museo e caricarle sui vostri iPod. Sarà sicuramente un vantaggio per chi si prepara alla visita, ma anche per chi c’è già stato e vuole fissare alcuni punti.

In più il Moma propone un ventaglio di file audio personalizzati: per bambini, ragazzi, adulti o specialisti.

Rendere la visita interattiva aiuta a costruire un sentimento di appartenenza nel visitatore, ascoltare la loro voce tramite blog e community riduce la distanza che certa arte ha creato fino ad oggi.

Lo sanno bene molti musei americani che possiedono un contatto diretto con il pubblico attraverso blog, forum o social network.

Sono nella maggior parte dei casi realtà meno conosciute, musei scientifici o etno-antropologici che hanno fatto di necessità virtù non godendo certamente della popolarità e dei visitatori del Louvre.

In altri casi si tratta di creare delle vere e proprie reti museali come mostrano alcuni progetti recenti:

Inutile dire che gli utenti possono aggiungere commenti e tag e riutilizzare liberamente le immagini tutte rigorosamente con licenza creative common.

Ora tiriamo le somme.

Questa collaborazione arte-internet ha futuro?

Secondo me è la sfida da vincere. Vedo vantaggi per entrambi: l’arte potrà parlare ad un pubblico infinito mentre la tecnologia perderebbe un po’ del suo freddo e distaccato modo di fare.

Quando potremo dire di aver raggiunto lo scopo?

Ovviamente mai perchè la tecnologia andrà sempre avanti, ma un obiettivo a medio termine potrebbe essere di creare una comunità di utenti che lavorano alla crescita di una cultura museale comune basata sul dialogo e sulla condivisione.

Ma non si faceva così già nei cenacoli rinascimentali?

Corsi e ricorsi storici…