Girl Geek with a Mac - Foto di beatfactor

In occasione del ParmaWorkCamp, tenutosi in quel di Parma, lo scorso 21 marzo 2009, ho portato davanti agli astanti un’idea che mi frullava per la testa da tempo, ovvero come comportarsi nel migliore dei modi per trovare e mantenere un lavoro nel web 2.0, dove tutto è social e pubblico.

Il mio intento principale era, partendo da esperienze personali, arrivare ad aprire un dibattito tra le persone presenti e comprendere i differenti punti di vista su una questione molto semplice:

Vuoi trovare lavoro o lavori già nel social web? Cosa condividi, con quale spirito e fino a che livello di particolari espliciti, del tuo lavoro?

Prendendo ispirazione anche dall’ultimo speech di Miriam Bertoli alla GGD di Milano di Febbraio, mi sono resa conto che la nostra reputazione online, ormai intrinsecamente legata alla reputazione “offline”, è uno dei beni più preziosi e fragili che abbiamo.

Partendo dalla mia presenza online, che mi porta ad avere una visibilità e un’indicizzazione altissime, date dai miei blog, dai blog per i quali scrivo, dagli eventi che organizzo, ho cercato di portare anche alla luce qualcosa che spesso dimentichiamo, ovvero che tutto quello che scriviamo, TUTTO, è:

  • indicizzato da Google
  • pubblico (a meno che l’account non sia privato)
  • inoltrabile: everything is fowardable, Lalui
  • indelebile: verba volant, web manent, [mini]marketing
  • passibile di screen-shot terroristico;) : Ever heard of a screenshot? Sara Rosso

Non solo: le persone per cui ho lavorato e lavoro, sono molto attive online e mi seguono su vari social network. So per certo che almeno due dei miei ex datori di lavoro avevano svariati allert e feed sul mio nome e cognome, e si sa mai che li abbiano ancora 😉

Personalmente penso che come nella vita “offline”, quello che condivido e scrivo è oculatamente, consciamente o inconsciamente, scelto e filtrato, così debba essere online, dove le potenzialità di propagazione e rimbalzo sono ipoteticamente immense: basta un link che rimbalzi tra vari tweet, che venga ritumblerato o condiviso su FriendFeed o su Facebook e non c’è nulla che tenga, nessun “ma hai frainteso” o “te lo ha riportato male”: il copia/incolla e Google non mentono :).

Non solo, secondo me non possiamo nemmeno basarci sul digital divide italiano o sulla divisione tra sfera privata e sfera lavorativa: siamo sempre noi. Tra 10 ani tutto quello che abbiamo scritto sarà ancora lì.

Il dibattito che ne è uscito è stato molto interessante, soprattutto per rendersi conto che non c’è una sola risposta, che le sfaccettature sono molteplici e che, anche noi, alle volte, sottovalutiamo sempre la forza di agorà e piazza pubblica che è il web.

E voi, cosa ne pensate? Come vi comportate?

Una nota a margine su questo Barcamp: purtroppo ho notato una bassissima partecipazione femminile alle discussioni e un’ancora più bassa partecipazione come protagoniste di talk. Alla fine, se escludiamo la presentazione finale delle signore a cui piace il nero 😉 e l’organizzazione di Francesca, con quel microfono abbiamo parlato in 4. Perché?